Curtis Peter van Gorder Essendo nato prima dell' Internet, vedo persone che si scambiano freneticamente messaggini e a volte mi chiedo come sarebbero sopravvissute ai tempi in cui scrivere un messaggio comportava l’uso di una macchina da scrivere da quindici chili, una gomma da cancellare o un liquido correttore che sporcava dappertutto, un viaggio all’ufficio postale, una coda per comprare il francobollo, un’attesa di un paio di settimane perché la lettera arrivasse a destinazione e un altro paio per ricevere una risposta. Perché hanno tutti una fretta così dannata? Oggi ho preso un risciò a motore e perfi no il suo autista faceva due cose allo stesso tempo, cercando di portare a termine un aff are al suo cellulare mentre guidava nel traffico cittadino. Era vecchio abbastanza da ricordarsi quando fare una telefonata in un luogo pubblico voleva dire cercare una cabina telefonica, avere la moneta adatta e continuare a infi lare monete nel telefono, se la chiamata durava più di tre minuti? Quello che voglio sapere è dove va a finire tutto il tempo che risparmiamo non dovendo fare tutte quelle cose. Non dovremmo sguazzare nel tempo libero, grazie a tutte le meraviglie moderne che ci risparmiano tempo? È solo questione di cattiva gestione del nostro tempo? I buoni consigli abbondano: datti delle priorità, delega ad altri, fa’ prima i compiti più gravosi, elimina dalla tua vita le cose inutili, impara a dire di no… Ma c’è qualcosa di più. A volte non è questione di cosa stiamo facendo, ma di cosa stiamo diventando. Come disse il poeta indiano Rabindranath Tagore, “chi è troppo occupato a fare il bene, non trova il tempo di essere buono”. Come facciamo a rallentare un po’ le cose e goderci di più la vita, facendo allo stesso tempo tutto quello che va veramente fatto? L’altro giorno stavo uscendo per una riunione, quando mia nipote mi ha preso per mano e mi ha chiesto in tono eccitato: «Posso farti vedere i nuovi passi che ho imparato alla scuola di ballo?» Prima che potessi esclamare: «Scusa, ma ho fretta. Fammeli vedere la prossima volta», la mia mente ha fatto un salto di cinque anni e l’ho sentita dire, mentre usciva di corsa di casa: «Scusa, nonno, sono troppo occupata ad essere un’adolescente». «Certo», ho risposto. «Fammeli vedere». Dopo cinque minuti di danze vigorose e di applausi continui, sono uscito per la mia riunione sentendomi meno stressato e più ottimista. Avevo trovato la risposta. Se troviamo il tempo di fermarci e annusare i fiori, il loro profumo ci avvolgerà tutto il giorno, ricordandoci che la vita non è fatta solo di una corsa verso quello che ci aspetta dopo. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso.
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