Becky Hayes Avevo pregato che mio figlio Denith sviluppasse un rapporto stretto e personale con Gesù fin da piccolo, facendo tesoro della grande fede e della maggiore capacità di credere che si ha a due anni. Pregai che non solo imparasse a conoscere Gesù come suo Dio e Salvatore, ma che sviluppasse con Lui anche quel legame di profonda amicizia che Gesù desidera avere con ciascuno di noi. Volevo che Denith sentisse il suo Spirito e udisse la sua Voce. Una sera accadde qualcosa di veramente speciale che mi incoraggiò e mi diede la convinzione di insegnargli meglio ad ascoltare Gesù da solo. Quando era più piccolo, Denith aveva ricevuto in dono un orsetto, e lo aveva chiamato “Teddy”. Era molto affezionato al suo piccolo amico di peluche. Dovunque andasse – all’asilo, a pranzo, o al supermercato – lo portava con sé. Un giorno Teddy andò perso e non riuscimmo più a trovarlo. Per tre giorni lo cercammo in tutta la casa. Tirai tutto fuori da sotto il letto, nel caso fosse caduto lì dietro e fosse rimasto incastrato. La terza notte dopo la scomparsa di Teddy, stavo mettendo a letto Denith e mia figlia di nove mesi Leilani. Le luci erano già spente e i bambini erano sotto le coperte, pronti a pregare per la notte, quando Denith chiese: “Mamma, dov’è Teddy?” “Tesoro”, gli dissi, “Teddy si è perso. Dobbiamo cercarlo durante il giorno quando c’è luce. Ora è buio e non possiamo vedere. Ma perché non chiediamo a Gesù di dare la buonanotte a Teddy, tenerlo comodo e al calduccio e aiutarlo a dormire bene?” “Mamma, dov’è Gesù?” chiese Denith. “Gesù è nel tuo cuore”, risposi. “È anche nel mio cuore e tutt’intorno a noi. Se gli parli, Lui può sentirti e, se ascolti, anche tu puoi sentire Lui”. Senza altre domande Denith improvvisamente chiese ad alta voce: “Gesù, dov’è Teddy?” Seguì una breve pausa, e poi, in maniera eccitata ma sicuro di sé, Denith esclamò: “Mamma, Teddy è nel lettino di Leilani!” Un brivido d’eccitazione percorse il mio corpo. Sapevo che mio figlio aveva udito la risposta di Gesù alla sua domanda. Non esitai un secondo. Cominciai a spostare i giocattoli e gli animali di peluche che stavano nel lettino di Leilani. E infatti, sotto tutti i giocattoli, trovai Teddy. Fui molto toccata nel vedere l’amore di Gesù per Denith e il modo in cui aveva premiato la sua fede rispondendogli così chiaramente. Fu una buona occasione per me per dimostrare a Denith che Gesù ha sempre una risposta. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso. Foto di Wikimedia Commons.
0 Comments
Tratto da un articolo di Maria Fontaine
Parte dell’aiutare i vostri figli a crescere e maturare è prepararli a stare in piedi da soli, insegnar loro a fare le scelte giuste nelle diverse situazioni e permettere loro di avere l’esposizione o le esperienze che inculcheranno le lezioni imparate. insegnerete loro a vedere la differenza tra la cosa giusta e quella sbagliata e a prendere le decisioni giuste per conto loro, più saranno al sicuro e pronti per quelle che solo loro possono prendere. Ecco un esempio pratico: se avete una piscina, potete costruirci attorno una recinzione per evitare incidenti, ma è anche utile insegnare ai bambini a nuotare e col tempo farne dei buoni nuotatori. La recinzione li protegge all’inizio, ma insegnando loro a nuotare li preparate anche a stare in acqua con sicurezza. Impartire queste lezioni di vita non può avvenire solo in un’aula scolastica. Queste “lezioni di vita” s’imparano con il tempo e richiedono molta comunicazione, discussione ed esperienza perché i bambini capiscano e crescano in queste aree. Queste esperienze e queste lezioni, però, li renderanno più saggi, più forti, più completi, più maturi, più percettivi e comprensivi; li aiuteranno a essere più preparati per la vita. L’esperienza fa bene ai bambini e li prepara per la vita, se li aiutate a sfruttarla per imparare. Che cosa significa preparare i bambini per la vita? Significa pensare a come aiutarli a progredire durante gli stadi naturali della crescita e dello sviluppo, sapere che cosa fanno o che situazioni affrontano i loro coetanei, e prepararli per i momenti in cui potrebbero affrontare le stesse cose. Significa insegnare ai vostri figli ad avere coraggio quando si trovano davanti a situazioni difficili e ad affrontarle con responsabilità e fiducia. Significa insegnare loro a giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e ad agire con integrità, autodisciplina, convinzione, amore, tolleranza e forza di carattere. Sono lezioni di vita che impartite ai vostri figli perché sono parti integranti di un buon carattere che contribuiranno a stabilire il compasso morale della loro vita. Queste lezioni costruiscono il loro carattere e serviranno molto nella loro vita; voi genitori siete degli insegnanti essenziali per educarli in questo, perché impartendo le vostre convinzioni e i vostri valori personali aiuterete i vostri figli a trovare la direzione giusta. Vale la pena di fare del vostro meglio per insegnar loro a farsi strada in mezzo agli aspetti negativi o questionabili della società, a giudicare rettamente ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato e a basare le loro decisioni e le loro azioni su etiche e prospettive giuste. Oggi i bambini sono sottoposti a molte influenze e ne dovranno affrontare sempre di più nel corso della vita. Alcune saranno positive, altre negative e molte da qualche parte tra l’una e l’altra cosa. Forse vorrete dedicare un po’ di tempo a scoprire a quali cose sono esposti i vostri figli, cose di cui forse non vi siete resi conto. Potete chiedere l’opinione di altre persone che hanno rapporti con loro. Essere preparati è molto meglio che ritrovarsi con una sorpresa. Dedicando tempo a pensare alle varie possibilità e a discuterne, sarete più pronti ai vari scenari che i vostri figli potrebbero affrontare in futuro, o che forse stanno già affrontando. È normale che i ragazzi a volte prendano decisioni cattive o di dubbia qualità, perché stanno sperimentando e stanno ancora imparando a mettere in pratica gli insegnamenti che avete dato loro. È per questo che il vostro impegno attivo nella loro vita man mano che incontrano altre influenze, adempiendo alla vostra responsabilità di consigliarli nei momenti di dubbio e aiutarli a capire come prendere decisioni buone, fornisce loro un continuo “addestramento preparatorio”. Insegna loro a vivere su base quotidiana la teoria dell’educazione caratteriale che hanno ricevuto. Impegnatevi ad aiutarli a sviluppare convinzioni personali, insegnando loro a prendere buone decisioni anche quando devono affrontare pressioni sociali o altre situazioni difficili, e creando linee di comunicazione aperte in modo da poterli guidare in ogni circostanza. I primi mesi di vita di un bambino possono essere faticosi tanto per il bimbo che per i genitori. Fortunatamente la maggior parte dei pargoli acquisisce orari regolari di sonno già dai 3 ai 6 mesi di vita. Nel frattempo, prova a seguire questi consigli per far dormire il tuo piccolino il più a lungo possibile durante la notte. Ottenere Sollievo Immediato
Dormire Tutta la Notte
Stabilisci una Routine di Successo
Articolo adattato da WikiHow.
Koos Stenger Quando nostro figlio Pete aveva tre anni, gli fu diagnosticata la leucemia e da un momento all’altro la nostra vita cambiò drasticamente. Non esistono manuali d’istruzioni che possano prepararvi a sopportare il momento in cui il vostro bambino deve affrontare una malattia che minaccia la sua vita. Anche se trovammo rifugio tra le braccia amorevoli di Gesù, il nostro tenero Pastore, fummo ugualmente costretti ad affrontare gli avvenimenti terribili delle settimane e dei mesi che seguirono. Alla fine la luce apparve alla fine del tunnel: i medici dissero che Pete era guarito. In realtà la guerra non era vinta; anni dopo, il mostro spaventoso rialzò la sua brutta testa, non una sola volta, ma due. Quando il cancro tornò per la prima volta, eravamo in Sudafrica, un paese che non conoscevamo, con una lingua, una cultura e un sistema medico diversi da quelli a cui eravamo abituati. Le paure e il dolore, però, erano uguali, insieme all’attesa interminabile dei più piccoli segni di miglioramento. Questo arrivò e sembrò nuovamente che lui fosse guarito… finché, tre anni dopo, fummo di nuovo sconvolti dalla scoperta che il cancro era ricomparso. Pete aveva ancora solo dieci anni e stava affrontando il terzo assalto della malattia. Piangevamo, eravamo angosciati. Non capivamo quali fossero i motivi di Dio, ma sentivamo sempre la sua presenza al nostro fianco. Ero piuttosto sicuro di capire come doveva essersi sentito l’apostolo Paolo, quando scrisse: «Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti». E così, ancora una volta, tenemmo duro, con disperazione. All’ospedale il dottore ci stava spiegando che la possibilità migliore per una guarigione permanente era un trapianto del midollo, ma nella nostra famiglia eravamo stati testati tutti e nessuno era compatibile. «Facciamo un’altra analisi», ci consigliò. La settimana dopo il medico ci venne incontro con un sorriso. «Vostro figlio più piccolo è sufficientemente compatibile», disse. Non fu una vittoria immediata. Ci vollero ancora giorni, settimane e mesi prima che Pete fosse fuori pericolo. Ce la fece, però, e ora è guarito da dieci anni. Come si sopravvive a una crisi? Si tiene stretta la mano del Pastore, momento per momento, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso.
tutto in discussione e facevo fatica a rispettare le regole. Comunque, anche se avevo una facciata esteriore dura, dentro volevo solo trovare qualcuno che mi capisse davvero. Un giorno mi ritrovai a una riunione in cui ero l’unica ragazza giovane. Mentre gli adulti parlavano riuniti in gruppetti, io mi sedetti da sola in un angolo a guardarmi in giro, finché a un certo punto mi si avvicinò una signora che cominciò a parlarmi. Si chiamava Gioia. Alla fine decisi di aprirmi e le raccontai tutti i miei guai. Mi aspettavo che mi facesse una predica, invece si limitò ad ascoltarmi. Sentivo che si interessava a me. Non cercò nemmeno una volta di correggermi o di cambiare la mia opinione; cercò semplicemente di capirmi. Quella conversazione fu l’inizio di un’amicizia che continuò per sette anni, in mezzo a varie vicissitudini, fino al giorno della sua morte. Facevamo lunghe passeggiate insieme e a volte ci scrivevamo dei bigliettini sulle cose che erano più difficili da dire di persona. Ci mantenemmo in contatto per telefono e per posta anche dopo il suo trasferimento in un’altra città. Durante quei sette anni, Gioia fu spesso molto ammalata e vicina alla morte, ma non la sentii mai lamentarsi. Era vivace e appassionata. Gioia m’insegnò una cosa molto importante: che essere me stessa era OK. Allo stesso tempo m’insegnò anche a cercare di capire le persone più profondamente, a guardare al di là delle apparenze e a volte perfino al di là di ciò che dicono, ad accettarle per quel che sono e a mostrare loro un amore senza riserve. Anche se sembriamo tanto diversi, siamo fatti tutti dello stesso materiale e abbiamo tutti bisogno di amore, comprensione e approvazione. Quando qualcuno vede questo nostro bisogno e lo soddisfa, allora finalmente sbocciamo. Per gentile concessione della rivista Contatto. Foto di photostock/www.freedigitalimages.net
Una compilazione per i genitori e chi si prende cura dei bambini Quando passate tempo con i vostri bambini è come se foste in prima serata. Siete sul palcoscenico, in un certo senso, e li influenzate e li istruite con le vostre parole e il vostro comportamento, che lo vogliate o no. Così, nel rapporto tra genitori e figli, passare del tempo insieme non è abbastanza. Per dare significato a quel tempo, deve esserci qualità. Tra i prerequisiti per fare i genitori in maniera soddisfacente ci sono la pianificazione e la riflessione. […] Passare del tempo di qualità insieme è uno dei fattori più importanti per creare dei rapporti genitore-figlio buoni e salutari. Passare del tempo di qualità insieme può voler dire una rumorosa festa di famiglia, una serata tranquilla a casa ad ascoltare vostra figlia che si esercita a suonare, una notte insonne passata con un bambino febbricitante, un giorno di vacanza passato a ripulire il garage insieme, oppure un’ora passata in una discussione animata. Qualunque sia l’attività, il tempo di qualità insieme dovrebbe trasmettere messaggi come: “Ti voglio bene”, “Voglio starti vicino”, “Mi piace stare con te”, “Insieme a te mi diverto”. […] Ogni famiglia trae benefici dedicando regolarmente un periodo fisso a stare insieme. […] Quando cominciate a organizzare questo tempo di qualità insieme, è importante che voi e vostro figlio o vostra figlia facciate cose che abbiano significato. Fate un elenco delle vostre attività familiari preferite. Discutetele insieme, poi mettetele in ordine d’importanza. Alla fine programmate quelle che ritenete abbiano la priorità. Se decidete solo per quelle più semplici, o quelle che richiedono meno tempo o meno impegno, potreste perdere le più importanti. --Dr. Kay Kuzma * Possiamo essere così presi dai nostri molteplici impegni, dai nostri orari frenetici e dalle nostre vite frettolose, da dimenticare che le cose che contano di più per i nostri figli sono quelle piccole cose semplici che rendono la loro casa un posto divertente, comodo e felice. Le seguenti domande vi aiuteranno a riflettere su come meglio raggiungere quell’obiettivo: 1. Quale sarebbe secondo vostro figlio l’aspetto migliore del vivere in casa vostra? Quali sono le tradizioni migliori, le cose che fate insieme e sono così divertenti che vorranno farle anche con i loro futuri figli? In breve: che tipo di ricordi state creando per i vostri figli nella vita quotidiana? 2. Cosa pensate che i vostri figli vorrebbero cambiare nella vostra vita familiare? Che cosa v’impedisce di farlo? 3. Quando è stata l’ultima volta in cui la vostra famiglia è stata lì seduta a non fare altro che ridere? Quand’è l’ultima volta in cui vi ricordate di non aver fatto assolutamente niente [insieme]? 4. C’è una semplice tradizione o abitudine di famiglia che volete seguire per divertirvi insieme? Scrivetela. Poi preparatevi a farla tutti insieme. Immaginate che qualcuno chieda ai vostri figli che cosa vorrebbero veramente cambiare nella vostra famiglia. È la stessa domanda che è stata posta a ottantaquattromila studenti delle medie inferiori e superiori che hanno completato una ricerca della rivista USA Weekend. Cosa pensate che abbia detto la maggioranza dei ragazzi? (Probabilmente la stessa cosa che direbbero i vostri, quindi pensateci bene.) Quasi due terzi dei ragazzi intervistati hanno detto che avrebbero voluto passare più tempo con i genitori. In effetti, più di due ragazzi su cinque pensavano che il tempo passato con la madre fosse troppo affrettato. Quello che i ragazzi dicevano di volere non era soltanto più tempo, ma più momenti rilassati — il tipo di tempo che un ragazzo considererebbe semplicemente “uno spasso”. Nessuna aspettativa. Nessuno stress. Nessun ritmo frenetico. Solo divertirsi tranquillamente, in maniera rilassata. È il tipo di tempo che crea l’unità familiare. Quel tempo rilassato e sereno è ciò che anche i vostri figli desiderano e di cui hanno bisogno. --Michele Borba * Un giorno i vostri figli saranno grandi e se ne andranno. Allora sarete grati di aver dato loro le cose di cui avevano bisogno mentre crescevano. […] Così, in quelle ore notturne, mentre vegliate su un bambino malato, sorridendo anche se vorreste piangere, cantando mentre pregate di avere pazienza, asciugando nasini gocciolanti mentre sognate di fare grandi cose per Dio, ricordate che è proprio quello che state facendo. Non vi pentirete mai di nessuna preghiera, nessuna canzone, nessuna parola amorevole. Ogni piccolo gesto d’affetto va a toccare [i vostri figli] per l’eternità. Dopo tutti gli anni in ci avrete creduto solo per fede, un giorno anche voi — come me — avrete la benedizione di vedere quello che saranno diventati. --Derek and Michelle Brooks * Come ha detto qualcuno: “Quello che faccio oggi è importante perché gli sto dando un giorno della mia vita. Quando verrà domani, quest’oggi sarà andato, per sempre, lasciando al suo posto ciò che gli ho dato in cambio. Voglio che sia un guadagno, non una perdita; un bene, non un male; un successo, non un fallimento; per non dovermi pentire del prezzo che ho pagato per averlo”. È doppiamente vero per voi che vi prendete cura dei vostri bambini. Non è solo un’ora, o poche ore, o un giorno della vostra vita; è anche un’ora o due o un giorno della loro vita. Di che cosa state riempiendo la loro mente, il loro cuore e la loro vita? Non si tratta solo di assicurarvi che stiano imparando le loro lezioni scolastiche. Si tratta dell’amore che dimostrate loro, dell’esempio che impartite, del modo in cui vi comportate con loro, del vostro atteggiamento, del vostro sorriso e molto altro. Che cosa guadagneranno i vostri figli da questa giornata? Aggiungerà qualcosa ai fondamenti della loro vita? Sapranno dentro di sé che avete ottenuto qualcosa di buono in cambio di quel giorno della vostra vita, grazie a quello che ha portato o aggiunto alla loro? Forse non sempre vi accorgerete che i vostri sforzi stanno facendo una differenza. Alcuni giorni sì, altri invece sono duri. In quei momenti, guardate i vostri piccoli. State investendo in loro i giorni della vostra vita. State dando il vostro tempo, la vostra vita, il vostro amore e le vostre capacità in cambio di dividendi duraturi nella loro vita. --Gesù, in profezia Text courtesy of Anchor. Photo by Bill Branson (Public Domain) via Wikimedia Commons.
L’arte della lode, che nel gergo psicologico attuale è definito rinforzo positivo, è un’arte essenziale da imparare per un genitori o un insegnante. ... Gli adolescenti che vengono nel mio ufficio mi ripetono sempre: “Mio padre se la prende con me quando vado male a scuola, ma se arrivo a casa con un bel voto fa finta di niente, come se avessi finalmente fatto il mio dovere”. Fermatevi un po’ a pensare. Da quanto tempo non dedicate 60 secondi a parlare a vostro figlio o vostra figlia di qualche cosa di buono che hanno fatto? —Alan Loy McGinnis
*** Un’infermiera mi fece entrare nella stanza dove giaceva mia nonna. In quel letto d’ospedale sembrava così piccola. Stavo per entrare in seminario ed avevo la mente piena di dubbi. Avevo appena rinunciato a frequentare la facoltà di medicina e tutti pensavano che stessi facendo un errore. Avevo un bisogno disperato di un consiglio da mia nonna, ma l’infermiera mi aveva avvertito che non le era rimasta molta forza. Passò mezz’ora e mia nonna non si era ancora mossa, così cominciai a parlarle. Improvvisamente lei si svegliò e chiese: "Danny, sei tu?" Mi disse che tutta la sua vita era stata guidata dalla fede. Pochi minuti dopo l’atmosfera della stanza era piena di pace. Diedi un bacio alla nonna e feci per andarmene, ma le sentii sussurrare alcune parole di commiato. Mi abbassai per ascoltare: “Ho fiducia in te”, mi disse. Mia nonna morì quella stessa notte, ma in oltre 26 anni di lavoro come psicologo cristiano ho ripetuto quelle parole molte volte. Quattro piccole parole possono fare una differenza enorme. —Dan Montgomery *** Una settimana prima di morire, quando io frequentavo l’università, mio padre mi prese da parte e mi mostrò una scatola piena di ritagli di giornali e di riviste, con articoli che lui aveva scritto e che aveva nascosto lì. Quando gli chiesi con sorpresa come mai non me li avesse mai fatti vedere prima, lui rispose: “Tua madre mi ha sempre scoraggiato dallo scrivere, perché non ho un’istruzione superiore, così l’ho fatto di nascosto da lei”. Mia madre non intendeva scoraggiarlo, ma aveva fatto un’affermazione che le sembrava logica: se non hai un’istruzione, non dovresti scrivere. Mio padre non si era lasciato abbattere da questo atteggiamento, ma aveva “nascosto la sua lampada sotto il moggio”. Mi disse che aveva scritto un articolo per la rivista Advance, che però non era stato pubblicato. “Si vede che questa volta ho mirato un po’ troppo in alto”, mi confidò. Rimasi toccata dal fatto che mi avesse parlato del suo interesse e dell’articolo che aveva mandato ad Advance. Pochi giorni dopo mio padre ebbe un infarto e morì in una stazione della metropolitana di Boston. Il giorno del suo funerale uscì il nuovo numero della rivista Advance — con il suo articolo. Se non fosse stato per le sue confidenze non avrei mai aperto quel numero. Ora ho incorniciato l’articolo insieme ad una foto di mio padre e lo tengo appeso nel mio studio. Ogni volta che lo vedo mi chiedo quanta strada quell’uomo avrebbe potuto fare come scrittore, se qualcuno avesse creduto in lui. Viviamo in un mondo scoraggiante, pieno di persone che ci sminuiscono. Possiamo illuminarne l’oscurità con queste semplici parole: “Ho fiducia in te!” —Florence Littauer Renee Chang Nessuno tra le sue amiche e i suoi parenti riesce a capire perché l’abbia fatto e la maggior parte di loro vorrebbe farle cambiare questa stupida idea. Le loro obiezioni sembrano sensate. Dopotutto May ha passato i quaranta e vive da sola da quando sua figlia è uscita da casa. È anche piena di debiti. Tuttavia, ecco l'idea: ha deciso di allevare la bambina che il suo ex marito ha avuto da un’altra donna. Si era sposata giovane e aveva divorziato poco dopo i vent’anni, ma anche prima di quello aveva tirato su sua figlia da sola, perché il suo ex marito era un tossicomane e passava metà del tempo in prigione. Poi, una ventina d’anni dopo, era riapparso all’improvviso per chiederle un favore. Aveva avuto una figlia da un’altra donna e prima di tornare in prigione voleva che May la portasse in un orfanotrofio. La piccola Joline era stata abbandonata da sua madre e sembrava destinata a passare l’infanzia in un istituto. May invece era riuscita a tenere la bambina e l’ha allevata negli ultimi cinque anni. Non è stato facile. May lavora sodo per far quadrare i conti e Joline è una monella. Ma May è decisa. «La gente mi dice che Joline è un grosso peso e che non vale la pena dei sacrifici che faccio per prendermene cura. Ma nessuno chiede mai cosa ne penso io, o perché lo faccio. Alla fine della mia ultima relazione mi sembrava di aver perso ogni ragione per vivere; non avrei mai avuto una famiglia normale. Appena però ho visto il sorriso di Joline e ho sentito la sua manina stringermi un dito, mi sono resa conto che c’era qualcuno che mi voleva bene e aveva bisogno di me. Joline non è un peso, è una fonte di amore e di gioia». In quel momento si è avvicinata Joline, che ha buttato le braccia al collo di May e le ha dato un bacio sulla guancia. «Ti voglio bene, mamma. Sei la più brava del mondo!» Il volto di May si è illuminato d’orgoglio. E allora ho capito. May aveva ragione, anche se gli altri si erano fatti un’idea sbagliata. Invece di lasciarsi trascinare dalle sfortune e dalle avversità della vita in una spirale di autocommiserazione, aveva scelto di concentrarsi sul dare quello che le era rimasto. Così facendo ha anche trovato la felicità che le sfuggiva. Articolo gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso. Foto: Wilson Carrol via Flickr.
Quando ripenso alla mia infanzia, la mia mente viene inondata da immagini di amore, incoraggiamento e dolci ricordi familiari. Mi ricordo le serate passate sulle ginocchia di mio padre ad ascoltarlo leggermi storie per ore. Non ho alcun dubbio che quelle esperienze abbiano instillato in me un amore per i libri che è durato una vita. Quattro decenni dopo, posso ancora sentire le parole di mia madre — “Tratta tutti con gentilezza, Michelle” — con lo stesso tono che usava quando ero giovane. I valori con cui mi hanno cresciuta i miei genitori — perseveranza, compassione, accettazione e credere in me stessa — sono gli stessi che guidano la mia vita oggi. E sono gli stessi con cui cerco di modellare i miei figli. Non c’è bisogno di ricerche per dimostrare la vostra influenza: un solo momento in cui sorprendete vostro figlio a imitare il vostro comportamento, a ripetere le vostre parole o emulare i vostri valori, dovrebbe confermarvi che fate effettivamente una differenza. Il buon senso ci dice che possiamo influenzare in maniera rilevante la direzione che prenderà la vita dei nostri figli. E il motivo è semplice: le competenze per vivere con successo s’imparano, non si ereditano; possiamo fare una differenza enorme perché possiamo insegnare queste competenze ai nostri figli e ai nostri studenti. Gestire gli alti e bassi della vita, andare d’accordo con gli altri, stabilire un obiettivo e non arrendersi prima di averlo raggiunto, saper trovare soluzioni e risolvere i conflitti, comunicare in maniera risoluta e fare tutto ciò con compassione e comprensione, sono competenze che costruiscono caratteri solidi, menti forti e cuori amorevoli; sono tutte competenze che possono essere insegnate. Anche se il nostro amore e il nostro affetto non renderanno per forza più amichevoli e fiduciosi di sé i nostri figli, possiamo ugualmente coltivare le competenze che rinforzano le caratteristiche di una vita riuscita. E qualunque siano il carattere innato e la composizione genetica dei vostri figli, potete espandere il loro potenziale insegnando loro a condurre una vita più soddisfacente e riuscita. --Michelle Borba * Il modo in cui vivi — le tue priorità, come spendi il tempo e il denaro, il modo in cui tratti gli altri e le tue cose — è il miglior indicatore di ciò che è importante per te e dei valori che ti stanno a cuore. Credimi, i tuoi figli leggono la tua vita molto meglio di quanto diano ascolto alle tue parole. Se entrambe le cose viaggiano in armonia, bene. Altrimenti, è il momento di riesaminare le cose. Mentre cerchi di instillare buoni valori nei tuoi figli, fatti queste domande:
* Che cosa significa preparare i bambini per la vita? Significa pensare a come aiutarli a progredire durante gli stadi naturali della crescita e dello sviluppo, sapere che cosa fanno o che situazioni affrontano i loro coetanei, e prepararli per i momenti in cui potrebbero affrontare le stesse cose. Significa insegnare ai vostri figli ad avere coraggio quando si trovano davanti a situazioni difficili e ad affrontarle con responsabilità e fiducia. Significa, invece di proteggere i vostri figli dalle conseguenze negative del mondo d’oggi, insegnare loro a giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e ad agire con integrità, autodisciplina, convinzione, amore, tolleranza e forza di carattere. […] Insegnare valori morali ai propri figli è una sfida che tutti i genitori devono affrontare. Se è una cosa che sta loro sufficientemente a cuore, devono insegnare ai propri figli a seguire i loro valori, le loro convinzioni e le loro idee anche quando sono esposti a influenze che non tollererebbero in casa propria ma che fanno semplicemente parte della vita non appena vanno a scuola, frequentano amici provenienti da famiglie che non hanno la stessa fede o lo stesso codice morale e così via. Preparare i vostri figli significa essenzialmente insegnar loro come agire e comportarsi lontano dalla “sicurezza” della loro casa o della loro struttura familiare, come rispondere alle circostanze con convinzione morale e come comportarsi quando sono lontani dai genitori, man mano che affrontano le realtà del mondo. […] Bambini e ragazzi oggi sono sottoposti a molte influenze e ne incontreranno sempre di più nel corso della vita. Alcune saranno positive, altre negative; molte saranno una via di mezzo. Acquisire la mentalità di prepararli per la vita vi aiuterà ad accettare che non sarete sempre in grado di proteggerli ed evitare che vengano in contatto con le influenze negative, ma potrete guidarli in modo che imparino a prendere le decisioni giuste quando verranno in contatto con esse. —Maria Fontaine * “La Parola di Dio è vivente ed efficace”.(Ebrei 4,12) Vive in noi, ci parla e riempie la nostra vita di luce e comprensione. Quando beviamo l’acqua viva della Parola di Dio, essa comincia a trasformare i nostri cuori, le nostre menti e le nostre vite. Cominciamo a vedere le cose dal punto di vista divino, che spesso è completamente diverso dal nostro modo di pensare. Scopriamo su di noi e sugli altri cose che non saremmo in grado di scoprire in nessun altro modo. Non diremmo a un bambino smarrito nella foresta: “Trova la strada di casa”. Non penseremmo mai a non nutrire i nostri figli, a non vestirli, o a non lasciarli uscire a giocare, a prendere aria fresca e a fare moto. Né dovremmo negare loro le parole di vita — la potenza, la luce e la vita di Dio. Gesù disse: “Le parole che vi dico sono spirito e vita”. (Giovanni 6:63) È grazie alla Parola di Dio che i nostri figli impareranno ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato; ed è la Parola di Dio he darà loro un solido fondamento su cui basarsi in mezzo a tutti i test e le prove che dovranno affrontare. E man mano che cresceranno, ne incontreranno molte, perché la vita è un campo di prova su cui devono imparare a fare scelte per ciò che è giusto e buono, piuttosto che per ciò che è sbagliato e dannoso. Giovani come sono, i vostri figli si troveranno presto impegnati in una lotta spirituale e cominceranno a fare scelte che potranno avere grande effetto sulla loro vita e su quella di altri. Come genitori, potete prepararli meglio per queste scelte difficili dando loro Gesù, un fondamento nella fede e una conoscenza della Parola di Dio. --Derek and Michelle Brookes Per gentile concessione di Anchor. Foto di Rick Bolin via Flickr.
|
Categories
All
Archives
March 2024
|