Ernest Shackleton, il famoso esploratore antartico, una volta descrisse come una notte, in un rifugio d’emergenza, lui e i suoi uomini stessero cercando di dormire, dopo essersi divisi le ultime gallette. Si trovavano in una brutta situazione e nessuno di loro era sicuro di far ritorno nel mondo civilizzato. Shackleton avvertì un movimento e vide uno dei suoi uomini che si guardava in giro per vedere cosa stessero facendo gli altri. Chiaramente concluse che tutti dormivano, così allungò una mano verso il suo vicino e gli prese la borsa che conteneva la galletta. Shackleton rimase esterrefatto. Aveva pensato di potersi fidare completamente di quell’uomo, ma ora davanti ai suoi occhi rubava l’ultima galletta di un altro. La pressione l’aveva trasformato in un ladro? Poi lo vide muoversi di nuovo. L’uomo tolse la galletta dalla propria borsa, l’infilò nell’altra e silenziosamente la rimise di fianco all’amico che dormiva. Più tardi Shackleton disse: «Non oso fare il nome di quell’uomo. Ho sentito che quel gesto era un segreto tra lui e Dio». Cosa saresti disposto a fare per dimostrare amore a chi ti sta vicino? Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. - Gesù (Giovanni 15:13)
«C’è un amico che è più affezionato di un fratello» dice la Bibbia. (Proverbi 18:24) Quell’amico è Gesù, che ci promette anche: «Io sono con voi tutti i giorni» (Matteo 28:20) e «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». (Ebrei 13:5)
Ripensa a quando la tua giornata non era neppure cominciata. Gesù era con te mentre dormivi e ti proteggeva. Quando è arrivato il mattino, Lui era lì, sicuro come il sorgere del sole. Quando hai pensato alla giornata che ti stava davanti, Lui era lì, in attesa che tu chiedessi il suo aiuto per organizzarla e per realizzare i tuoi piani. Mentre andavi a scuola, era lì con te. Ogni volta che hai incontrato un problema, era lì in attesa, con la risposta di cui avevi bisogno, sperando che tu gliela chiedessi. Quando hai ricevuto qualche buona notizia, era felice insieme a te. Quando la giornata ha preso una svolta difficile, era lì a consolarti. Mentre leggi questo, è lì al tuo fianco. Domani, nel corso della giornata, pensa a Gesù come ad un tuo compagno costante. Man mano che diventerai più consapevole della sua presenza, troverai un conforto e una compagnia che allevieranno la solitudine e riempiranno gli spazi vuoti come nessun altro può fare. Dove potrei andare lontano dal tuo Spirito, o dove potrei fuggire lontano dalla tua presenza? Se salgo in cielo, tu sei là; se scendo nel soggiorno dei morti, ecco, tu sei anche là. Se prendo le ali dell’alba e vado a dimorare all’estremità del mare, anche là la tua mano mi guiderà e la tua destra mi afferrerà. Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno», persino la notte diventerà luce intorno a me; le tenebre stesse non possono nasconderti nulla, anzi la notte risplende come il giorno; le tenebre e la luce sono uguali per te.—Salmi 139,7-12 Se non hai ancora provato la presenza amorevole di Gesù, puoi farlo adesso accettandolo come tuo salvatore e invitandolo nella tua vita. Basta che preghi: Caro Gesù, voglio conoscerti, voglio conoscere il tuo amore. Ti prego di entrare nel mio cuore. Perdona le mie colpe, fammi dono della vita eterna e aiutami ad avere un rapporto personale più intimo con te. Amen.
Elsa Sichrovsky
Quando ripenso al mio indimenticabile primo semestre come matricola all’università, mi torna in mente l’immagine di un ragazzo allampanato, con i capelli neri e lunghi, alto un paio di metri. Steve era all’ultimo anno, ma ci eravamo incontrati nel corso di Cultura Generale. Si era conquistato la mia ammirazione sedendosi accanto a me in prima fila, il posto evitato dalla maggior parte degli studenti. Anche se lo conoscevo solo di vista, per averlo incontrato qualche volta in segreteria, mi fece un cenno di saluto. Avevo un intervallo di due ore prima della lezione successiva, così mi diressi verso la sala di lettura più vicina, per prepararmi all’esame sull’Odissea. Con sorpresa vidi che Steve era già lì, seduto davanti a una tazza di caffè e occupato nella lettura del Mercante di Venezia. Evidentemente aveva anche lui lo stesso intervallo. Mi sedetti davanti a lui e tirai fuori il mio libro, troppo timida per dire qualcosa e avendo già imparato a non superare le barriere fra matricole e quelli dell’ultimo anno. Sembrava che Steve volesse dire qualcosa, ma poi non lo fece, così per le due ore successive ci fu tra noi un silenzio un po’ imbarazzato ma quasi amichevole. Per diverse settimane, ogni martedì ci sedemmo una di fronte all’altro studiando in silenzio. Comunque, la sua presenza socievole rese facili le ore solitarie d’interminabile memorizzazione e analisi cui sono soggetti tutti gli studenti universitari. La sua concentrazione costante mi fu di grande esempio mentre mi dibattevo fra le distrazioni e le emozioni del mondo universitario, così grande e complesso. Come dice il proverbio: «Il ferro si affila con il ferro e l’uomo aguzza l’ingegno del suo compagno».1 Finalmente, un giorno che faceva caldo, lui voleva accendere il ventilatore nella sala di lettura e da bravo gentiluomo chiese prima il mio permesso. Nella conversazione che ne seguì, scoprimmo di avere lo stesso interesse per Shakespeare, le scienze linguistiche e la prof. Lee, la più benvoluta nella nostra facoltà. Fu contento di poter condividere alcune utili informazioni sui corsi di matricola che stavo seguendo e me ne raccomandò alcuni dei più interessanti. Per il resto del semestre il nostro periodo di studio del martedì fu punteggiato da discorsi leggeri e perfino barzellette. Ci salutavamo sempre quando c’incontravamo nei corridoi e nel semestre successivo seguimmo un corso facoltativo insieme. Steve aveva poco da guadagnare, chiacchierando con me, ma mi resi conto che non solo condivideva la mia passione per imparare, ma aveva anche compassione di me, per la matricola inetta che ero e che lui era stato qualche anno prima. Non si lasciò fermare dalle convenzioni sociali dell’università. Nel mio secondo anno lui si laureò e perdemmo contatto. Comunque, sarò sempre grata a Steve per quello che mi insegnò con il suo esempio: quando le norme sociali entrano in conflitto con la gentilezza, questa deve avere l’ultima parola. Una norma sociale che promuove l’esclusione, come la divisione fra matricole e anziani all’università, va eliminata per poter adempiere alla nostra responsabilità di amare le persone con cui veniamo in contatto. Inoltre, quei martedì silenziosi mi dimostrarono che una buona amicizia non deve per forza basarsi sull’estroversione o il fascino esteriore. Tutto quello che una buona amicizia richiede è il rispetto reciproco, unito a interessi in comune e a quello che l’apostolo raccomandò: «Sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione».2 1 Proverbi 27,17 CEI 2 Colossesi 3,14 Text from Activated magazine. Image designed by Brgfx/Freepik and Katemangostar/Freepik.
Vanessa mi fece un cenno di saluto mentre le porte si chiudevano. Guardai il treno partire e privarmi di un’amicizia lunga sei anni. C’eravamo incontrare alle medie; avevamo gli stessi gusti in fatto di libri e il nostro comune interesse per la scrittura aveva iniziato un’amicizia indistruttibile che era durata negli alti e bassi della nostra adolescenza. Adesso lei aveva vinto una borsa di studio e stava andando all’estero per conseguire una laurea. Ero rimasta lì a cercare di scoprire come andare avanti, nonostante la sua partenza mi avesse tolto il terreno sotto i piedi. Ovviamente avevo sempre saputo che un giorno saremmo partite entrambe per seguire strade diverse, ma adesso che stava succedendo mi sentivo davvero a pezzi.
Nelle prime settimane dopo la sua partenza, l’assenza di Vanessa mi ha fatto capire quanto finora ero dipesa da lei. Invece di passare il tempo con tante amiche diverse, mi ero sentita a mio agio solo con lei e con alcune delle amiche che avevamo in comune. Era più facile adottare i punti di vista di una persona piacevole e intelligente come lei, invece di dover scoprire le mie vedute personali su ogni cosa. Per esempio, seguivo sempre le sue opinioni sui libri da leggere o i film da vedere. Anche se essere fermamente leale non era un male, mi sono resa conto che ero stata restia ad affrontare il rischio di prendere decisioni personali e seguire la mia strada. Anche se ammiravo il coraggio di Vanessa nel lasciare un ambiente noto per seguire i suoi sogni, ero anche terrorizzata al pensiero del trambusto emotivo della transizione alla vita adulta senza la sicurezza del sostegno emotivo della mia migliore amica. Ci siamo tenute in contatto per il primo anno o giù di lì, ma naturalmente con il passar del tempo ci siamo allontanate sempre di più. A quei tempi, veder crollare le mie speranze di conservare la nostra amicizia è stato doloroso. Tuttavia, guardandomi indietro, è chiaro che l’uscita di Vanessa dalla mia vita ha dato impulso alla mia crescita personale. Sono stata costretta a incontrare nuovi amici, a commettere errori e poi a rimettermi in piedi da sola. Non poter chiedere i suoi consigli per ogni cosa mi ha spinto a indagare di più dentro me stessa e a vedere le cose con i miei occhi. Anche se a volte mi sono sentita sola e abbandonata, ora capisco quello che Faraaz Kazu scrisse una volta a proposito dell’amicizia: «Alcune persone se ne andranno, ma quella non è la fine della vostra storia. È la fine del loro ruolo nella vostra storia». Immagine (adattata) per gentile concessione di Freepik. Storia della rivista Contatto; usato con il permesso. |
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