Storie, libri, video e pagine da colorare gratuiti per la Giornata della Terra per bambini4/18/2022
La Giornata della Terra (in inglese: Earth Day) è il nome usato per indicare il giorno in cui si celebra l'ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra. Le nazioni Unite celebrano questa ricorrenza ogni anno, un mese e un giorno dopo l'equinozio di primavera, il 22 aprile. La celebrazione vuole coinvolgere più nazioni possibili e oggi prendono parte 193 paesi. (Wikipedia)
Storie / Libri
Video Disegni da colorare / Attività
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Gesù è colui che ci ha dato un amore infinito, che apprezza infinitamente quando lo aiutiamo a comunicare quell’amore agli altri, oggi e sempre. Tutto l’amore che abbiamo e che possiamo dare agli altri è possibile grazie al suo amore. Per Lui non esiste un giorno che non sia un momento in cui dare.
1 - 4 anni Storie
5 - 7 anni Storie
8 - 11 anni Storie
Video
Disegni da colorare ed Attività
Al centro del Natale c’è il Bambino di Betlemme, nato in questo mondo, spesso freddo e ostile, per scaldarci con l’amore del suo Padre celeste. Fu un bambino ad aprire la prima celebrazione del Natale e sono i bambini che la mantengono viva in maniera speciale.
Tutti i libri e le pagine da colorare possono essere scaricati in formato .pdf. Puoi usarli a casa, in chiesa o in altri ambienti. Buon Natale!
Storie e libri di Natale
Video di Natale Disegni da colorare e semplici attività
Storie
Progetti e attività
Pagine da colorare Image designed by Freepik Storie / Presentazioni Bambini dai 5 ai 9 anni
Bambini più grandi / preadolescenti
Video Disegni da colorare
Il tuo corpo è una macchina complessa ed effi ciente, ma richiede le giuste cure per funzionare bene. Se vuoi essere esente da malattie e altri problemi fi sici, devi fare la tua parte. Ci vogliono tempo, considerazione e sforzo. Devi mangiare sano, bere acqua in abbondanza, dormire a suffi cienza, fare moto, farti controllare periodicamente gli occhi e le orecchie, limitare l’esposizione a cose che possono essere dannose e così via.
Salute / Igiene
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Jewel Roque
Tornando a casa dopo una serata con alcuni amici, ho chiesto al mio figlio più piccolo se si fosse divertito. «Più o meno», ha risposto. «Ma mentre giocavamo i bambini mi hanno preso in giro». «Per che cosa?» ho chiesto. A volte lui reagisce intensamente ai commenti che gli fanno, così ho pensato che non si trattasse di un granché. «Eric ha visto una foto di me addormentato mentre facevo i compiti, poi Leslie ha detto che l’ha vista anche lei e tutti hanno cominciato a ridere». Non sapevo come reagire. Avevo postato su Facebook una foto di mio figlio addormentato sulla sua scrivania, di fianco ai suoi compiti. Mi era sembrata carina. Mio figlio s’impegna a fondo in tutto quello che fa, ma quando è stanco, è stanco. E dorme. È una cosa di famiglia. Io e i miei fratelli sappiamo che una volta raggiunto un certo punto di stanchezza, non possiamo andare oltre. L’unica soluzione è dormire. In qualche modo mio figlio l’ha imparato presto. Quando è stanco, anche se stiamo per cantare buon compleanno a una festa o se deve finire i compiti, si addormenta. Mio marito ed io capiamo questa cosa e ci adeguiamo. Gli insegnanti di mio figlio, per la maggior parte, hanno anche loro imparato che a volte potrebbe addormentarsi sul banco. Io cerco di mandarlo a letto in tempo quando deve alzarsi presto o so che avrà una giornata lunga. Genitori e insegnanti in genere capiscono queste cose. Gli altri ragazzi no. Quando l’ho postata, non pensavo alla possibilità che alcuni genitori facessero vedere ai figli quella foto «carina», che agli occhi di un bambino potrebbe non essere «carina» ma «stupida» o «da ridere» o «imbarazzante». Il materiale giusto per prendere in giro. Una cosa che avevo fatto senza pensare ha finito per ferire mio figlio. L’ha messo in cattiva luce nella mente dei suoi amici. Probabilmente se ne sono dimenticati un minuto dopo e si sono rimessi tutti a giocare; ma a quel punto ho dovuto ammettere davanti a mio figlio che non era colpa loro ma mia. Gli ho fatto vedere la foto su Facebook e gli ho detto: «Ho postato questa foto tua, l’altro giorno. Non pensavo che qualcuno ti avrebbe preso in giro». Poi gli ho promesso: «Non posterò niente su di te senza chiedertelo prima». Avevo già quel tipo di accordo con altri membri della famiglia, ma pensavo che non sarebbe stato necessario farlo con il più piccolo. Mi sbagliavo. È strano che abbia fatto un errore del genere. Ripensando alla mia infanzia, le emozioni più forti erano state causate dalle prese in giro. Mi ricordo una mezza dozzina di occasioni diverse, prima dei cinque anni, in cui mi hanno fatto piangere. I momenti dolorosi tendono a restare nella mente e nel cuore molto tempo dopo che le parole sono state dimenticate. Quante volte le mie parole o i miei commenti casuali hanno lo stesso effetto di quelle dei bambini? Quando cerco di concentrarmi sul lavoro, e dopo un’interruzione di troppo, rispondo di scatto ai bambini, dicendo di lasciarmi in pace e farmi finire quel che sto facendo. Oppure, quando litigano e non riesco più a sopportarlo, dico loro che non m’importa chi ha detto che cosa e di chi è la colpa – voglio solo un po’ di pace. Dopo un’attenta riflessione, ho fatto il voto di vedere ogni momento della vita con gli occhi di mio figlio. Cioè non è una promessa che posso fare o mantenere, ma di certo posso provarci. Non una decisione assoluta, ma una scelta fatta momento per momento. Rallentare. Pensare. pregare. Amare. Cortesia della rivista Contatto. Usato per permesso.
Joyce Suttin
Bo era il nostro labrador, che adorava nuotare nella nostra piscina. Viveva per quello e la piscina era il suo regno. Un giorno mio figlio stava imparando qualche nuovo tipo di bracciata e provò a fare il morto. Bo decise che si trovava in pericolo e si tuffò in acqua per salvarlo. Seguendo il suo istinto spinse la testa di mio figlio verso l’alto e gli si aggrappò con le zampe nel tentativo di salvargli la vita. Il mio povero bambino cominciò a soffocare, tossire e sputare, cercando di allontanare Bo. Così finì per ingoiare molta acqua e si ritrovò con il torace pieno di graffi. Io feci i complimenti a Bo, mentre si scuoteva l’acqua di dosso e mi spruzzava tutta, ansioso di sentire cosa pensavo del suo intervento. Sapevo che aveva fatto più male che bene, ma potevo capirlo, perché so di aver fatto spesso la stessa cosa nei miei rapporti con gli altri. L’altro giorno stavo parlando con alcune persone del loro rapporto con il figlio adolescente e ho offerto loro il mio consiglio. Dopo una quarantina d’anni passati come madre, nonna e insegnante di adolescenti, la mia perla di saggezza era molto semplice: «Non prendete le cose personalmente». È difficile non reagire con fastidio, rabbia o permalosità quando ci si sente respinti. È difficile non prendere personalmente parole o gesti scortesi, non pensare a tutte le volte in cui avresti voluto fare qualcos’altro, ma ti sei fermata ad ascoltare e ti sei presa cura dei bisogni dei figli. È difficile stare ai bordi della proverbiale piscina, guardare e pregare, sapendo di aver detto tutto il necessario e fatto tutto il possibile. Adesso è il momento di fare qualche passo indietro e lasciare che ci provino da soli. Che diano una spanciata sull’acqua. Che provino nuovi tipi di bracciata. Che imitino i loro amici. Ma non tuffarti nella piscina come Bo, cercando di salvarli troppo presto. Osserva e aspetta, giusto in caso che richiedano aiuto. E prega. Perché alla fine, la preghiera e l’amore incondizionato sono quello che fa veramente la differenza. Se alla fine ti chiameranno, non sgridarli per tutte le volte che non l’hanno fatto. Se bussano alla tua porta, non dire che sei troppo occupata. Sii l’ancora, sii la roccia, sii il punto stabile in un mondo instabile. Di’ loro che tutto andrà bene. Poi fai tesoro di quel momento, con le braccia di nuovo attorno alle loro spalle, ridando loro la fede per tuffarsi di nuovo in piscina.
Foto e articolo per gentile concessione della rivista Contatto.
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March 2025
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