![]() Chalsey Dooley Alcuni giorni sembrano magici: le cose vanno bene, metto in pratica idee nuove, vedo i risultati pratici delle ore dedicate ai miei vari compiti. Poi ci sono momenti in cui arrivo alla fine della giornata e mi sembra di non aver realizzato niente d’importante. Certo, ho nutrito e vestito i bambini; hanno svolto le loro attività scolastiche, hanno giocato nel parco… ma desidero qualcosa di più. Voglio poter depennare altre cose dalla mia lista di progetti. Voglio poter dire di aver fatto progressi enormi. Invece, mi sento come se la mia vita fosse rimasta indietro in molti campi. Alcuni mesi fa, alla fine di una lunga giornata, stavo cercando di allontanare il peso dello scoraggiamento per tutte le cose di cui dovevo prendermi cura, con problemi che si ammucchiavano più in fretta di quanto potessi risolverli. Poi entrai nella stanza e scoprii che mio figlio Patrick, di due anni, aveva preso il suo soffice ornitorinco di peluche, aveva riempito il lavandino, gli aveva dato una bella lavata e adesso lo stava cospargendo del bicarbonato che uso per pulire. Non avevo proprio bisogno di fare altre pulizie, ma era una cosa carina, così risi tra me, pensando: Anche se non riuscirò a fare nient’altro, per lo meno l’ornitorinco è pulito! Più tardi, mentre guardavo i bambini felicemente sistemati nei lettini in attesa della storia della buonanotte, decisi di cambiare i miei criteri di valutazione per «risultati» e «una buona giornata». Adesso mi sono fatto una lista nuova e vedo quanti punti riesco a depennare.
Domani è un altro giorno. Alla fine le liste in agenda saranno sistemate. Vai avanti. Respira. Sorridi. Vai avanti. Respira. Sorridi. Alla fine arriveremo «là», dovunque quel «là» si trovi. Chalsey Dooley scrive materiale per bambini e insegnanti; si occupa dell’educazione in casa dei suoi figli; vive in Australia. Vedi www.nurture-inspire-teach.com. Per gentile concessione della rivista Contatto. Photo: Kate Henderson/Flickr
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Adattado da Wikihow. Foto di Gerry Thomasen/Flickr.
Quando quel ragazzo polacco dai capelli rossi, con un buon talento musicale, disse ai professori del conservatorio che voleva diventare un pianista, questi cercarono di scoraggiarlo. Gli dissero che aveva dita troppo corte e tozze per suonare il piano. Si comprò una tromba, ma ricevette gli stessi commenti, con l’aggiunta del suggerimento di provare un altro strumento. Gira e rigira tra una cosa e l’altra, ritornò a provare col piano. Scoraggiato e demoralizzato, gli capitò di incontrare il famoso pianista e compositore Anton Rubinstein. Ebbe l’opportunità di suonare per lui e Rubinstein lo lodò e lo incoraggiò. Il giovane polacco promise di dedicare sette ore al giorno a far pratica di piano. Quelle parole di lode cambiarono la vita di Jan Paderewsky, che divenne uno dei più grandi pianisti del XX secolo. *** Da ragazzo, il grande romanziere Sir Walter Scott era considerato parecchio ottuso; il suo posto abituale a scuola era quello dell’asino della classe. All’età di quattordici anni gli avvenne di essere presente in una casa dove erano stati invitati alcuni famosi letterati del tempo, tra i quali il famoso poeta scozzese Robert Burns. Questi si fermò ad ammirare un quadro, sotto il quale erano scritti alcuni versi di una poesia; chiese chi ne fosse l’autore, ma nessuno lo sapeva. Timidamente, un ragazzino gli si avvicinò, gli disse il nome del poeta e recitò il resto della poesia. Burns ne rimase sorpreso e lietissimo; gli appoggiò una mano sul capo ed esclamò: ‘Ah, ragazzo mio, un giorno sarai un grande uomo in Scozia’. Da quel momento in poi Walter Scott fu una persona diversa. Una sola parola di incoraggiamento bastò a indirizzarlo sulla strada della grandezza. *** Alcuni anni fa, a Detroit, una giovane insegnante chiese a Stevie Morris di aiutarla a trovare un topolino che si annidava nell’aula. Sapeva apprezzare il fatto che, per compensarlo della sua cecità, la natura aveva dato a Stevie un talento che nessun altro aveva in quella stanza: un udito finissimo. Ma quella era la prima volta che qualcuno dimostrava di riconoscere il valore di quel suo udito prodigioso. Alcuni anni più tardi, Stevie ricordò come quell’atto di apprezzamento fosse stato l’inizio di una nuova vita per lui. Da quel giorno egli sviluppò il suo orecchio e, sotto il nome di Stevie Wonder, divenne uno dei cantanti e parolieri più famosi degli ultimi trent’anni. Text courtesy of The Family International. Photo by JosephB via Flickr.
Virginia Brandt Berg, adattato Secondo il dott. James H. Bossard, già professore di sociologia all’Università della Pennsylvania, uno dei punti più deboli della maggioranza delle famiglie è il modo in cui i genitori parlano davanti ai figli. Dopo aver studiato un gran numero di registrazioni fatte a tavola, scrisse: «Ho scoperto che molte famiglie hanno abitudini di conversazione precise e costanti, e che il modello prevalente è quello della critica. Raramente queste famiglie avevano qualcosa di buono da dire degli altri. Trovavano sempre da ridire su amici, parenti e vicini — in quasi ogni aspetto della vita, dalla fila nel supermarket alla stupidità del loro datore di lavoro. «Quest’atmosfera familiare costantemente negativa aveva un effetto disastroso sui figli, perché un’alta percentuale dei bambini [di queste famiglie] erano asociali e malvisti. Questo modello di ostilità, poi, molte volte si risolveva in liti all’interno della famiglia. Quel modello influenzava i bambini e creava in loro dei problemi». «Molto tempo fa — continuò il dott. Bossard — un grande Maestro spiegò che ciò che esce dalla bocca è molto più importante di ciò che vi entra».(Matteo 15:11) Il modo di cambiare la qualità delle nostre parole è di cambiare lo spirito da cui quelle parole provengono. Le parole che escono da un’anima piena dello Spirito d’amore di Dio avranno un sapore e una forza dotate di vera profondità. Per gentile concessione della rivista Contatto.
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March 2023
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