Natalia Nazarova Crescere i figli non è un compito facile e non ci sono scorciatoie. Il mare perennemente agitato delle emozioni che i bambini provano a varie età e nei vari stadi del loro sviluppo, rappresenta una delle imprese più difficili per i genitori. Ecco alcune cose che ho trovato utili per insegnare ai miei figli ad affrontare le emozioni negative cui vanno incontro. Incoraggiare fin da piccoli qualità positive, come cortesia, gratitudine, apprezzamento, onestà e altruismo, contribuirà a prepararli ad affrontare le situazioni negative che incontreranno in seguito. Leggere, o guardare, libri o film classici che mostrano i vantaggi di essere ottimisti e cercare una soluzione ai problemi – per esempio, Pollyanna e Heidi – insegna importanti lezioni della vita in maniera piacevole e memorabile. Essere amici e confidenti nei momenti felici rende più facile discutere e trovare soluzioni insieme quando sorgono dei problemi. Ai bambini più grandi si può indicare la futilità del cedere a sensazioni negative. Bilanciate la ragione con molto incoraggiamento e con dell’umorismo, quando è appropriato. Quando noto nei miei figli una tendenza negativa, per prima cosa chiedo a me stessa se stanno riflettendo quello che vedono in me. Se è così, lo esaminiamo da quel punto di vista, ne parliamo e decidiamo di lavorarci insieme. Per esempio, io sono propensa allo stress e al pessimismo che ne può derivare, ma parlarne ci ha permesso di evitare situazioni difficili. Ora capiscono che quando stanno alzati troppo tardi o non puliscono la loro camera causano in me una reazione negativa, così cercano di aiutarmi di più in quei momenti critici. Quando mi sento confusa, mi fermo e prego. Questo ha almeno quattro effetti buoni: elimina la frustrazione, rimette le cose in prospettiva, dà a Dio l’opportunità di risolvere i miei pasticci e serve da lezione sulla gestione delle crisi per i miei figli. Mio marito ed io cerchiamo di non essere troppo rapidi nel fornire ai nostri figli la soluzione ai problemi e alle frustrazioni che li rendono negativi; cerchiamo invece di aiutarli a pensare agli aspetti positivi. Anche qui, se riescono a raggiungere queste conclusioni da soli, di solito è più efficace di fornire loro le risposte. Pubblicato originariamente nella rivista Contatto. Usato con permesso.
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Joyce Suttin Nella primavera del mio primo anno alle superiori, alcune ragazze suggerirono di allenarci per la partita di basket tra alunne giovani e anziane. Mi sembrava un’idea divertente, così mi unii a loro. Durante gli allenamenti non me la cavai troppo bene, perché ero più attenta alle mie amiche che alla partita; ma anche se davo un po’ ai nervi alle giocatrici più competitive, decisi che avrei giocato la mia prima e unica partita ufficiale. Durante tutta la partita gli anziani furono costantemente in testa, mentre la nostra squadra era in difficoltà. Avevo passato la palla un paio di volte, come se fosse una patata bollente, lieta di togliermela dalle mani il più in fretta possibile. Finché… Eravamo indietro di due punti e mancavano pochi secondi alla fine della partita, quando una delle mie amiche riuscì a intercettare la palla. La lanciò più lontano che poteva e mi resi conto con sgomento che stava arrivando nella mia direzione. La presi con facilità, ma adesso cosa…? Nessuna delle mie compagne era vicina al canestro. Devo essere sembrata bloccata nel tempo, incerta sul da farsi, quando vidi la faccia di Stan, uno degli atleti della mia classe, seduto in prima fila tra la folla. Mi gridò: «Tira la palla! Puoi farcela!» Mi ricordo di aver guardato il canestro dalla mia posizione a metà campo; presi la mira e tirai con tutta la mia forza. Quel che successe dopo fu un po’ confuso. In qualche modo la palla infilò miracolosamente il canestro all’ultimo secondo e vincemmo la partita! Mentre tutti si affollavano intorno a me nel mio momento di gloria, i miei occhi cercarono Stan in mezzo alla folla. Finalmente si avvicinò per congratularsi con me e gli dissi: «Grazie, Stan, per aver dimostrato fiducia in me proprio quando ne avevo bisogno. Hai pensato che potessi farcela e ce l’ho fatta». Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci inciti quando i volti nella folla sono confusi davanti a noi, quando le voci sembrano incomprensibili e i nostri passi si fanno incerti — qualcuno come Stan che ci dica di provare quando siamo esitanti e incerti, che ci ispiri la fiducia di tentare l’impossibile e dica: «So che puoi farcela!» ***** I vostri bambini hanno bisogno di vedere che voi volete che ce la facciano, che voi credete che ce la possano fare. Quando sono affranti o disperati hanno bisogno che li incoraggiate a raccogliere i cocci e ricominciare daccapo. Devono sapere che, per quanto siano caduti in basso o per quante volte abbiano fallito, possono comunque rialzarsi. Devono sapere che sono dei vincitori, dei campioni e che voi credete in loro. Nella storia ci sono molti esempi di persone che hanno fatto grandi cose, sono diventate illustri, hanno scoperto qualcosa di ignoto, hanno inventato qualcosa d’ingegnoso, hanno scritto qualcosa di creativo, hanno cantato qualcosa di bello, hanno ispirato altri, o contribuito a fare del mondo un posto migliore, grazie ai loro sforzi — in gran parte grazie alla fede che qualcuno ha avuto in loro. La forza della fede e della convinzione che altri hanno avuto in loro ha aiutato molte di queste persone illustri a vincere condizioni apparentemente impossibili, opposizioni, pericoli o difficoltà. Avrebbero potuto finire per restare sconosciuti al resto del mondo, se non fossero stati ispirati a realizzare qualcosa e di conseguenza a diventare più di quel che erano. Molti di questi grandi uomini e di queste grandi donne erano ritenuti praticamente privi di qualsiasi potenziale, all’inizio. Ci sono stati casi di grandi insegnanti, scienziati e inventori che da bambini erano ritenuti sotto la media intellettualmente. Alcuni grandi atleti si sono sentiti dire che erano troppo malati, handicappati o deboli per qualificarsi anche solo per il primo livello di competizione. Ci sono stati grandi scrittori e oratori che all’inizio facevano fatica a esprimersi chiaramente. Famosi ballerini e ballerine, cantanti, attori e attrici possono ricordarsi di essere stati rifiutati nelle loro prime audizioni, perché “non avevano abbastanza talento”. In molti hanno incontrato insuccessi e hanno fatto numerosi errori, persone che dimostravano promessa e potenziale, ma erano state deluse in diverse occasioni, finché, grazie alla loro perseveranza, stimolata in parte da persone che credevano in loro, hanno ottenuto il successo. Per gentile concessione della rivista Contatto e www.anchor.tfionline.com Derek e Michelle Brookes, compilato da Early Bird Readers — A Teacher and Parent’s Handbook
La lettura è forse l’elemento principale necessario per una buona istruzione, perché gran parte del processo di apprendimento si basa sulla capacità di leggere. In qualità di insegnanti e genitori dovremmo fare del nostro meglio per espandere il processo di pensiero dei nostri bambini ed aiutarli a comunicare le loro idee e i loro sentimenti. I bambini che crescono in un ambiente dove è disponibile una certa varietà di materiale di lettura sviluppano un maggior interesse alla lettura di quelli privi di questo tipo di input. Progrediscono anche molto più in fretta se qualcuno ha cominciato a leggere loro fin da piccoli. Dei libri semplici ma di particolare interesse per i bambini possono anche aiutarli ad imparare a leggere, se li incoraggiamo ad indicare ogni parola che cominciano a riconoscere. Una regola fondamentale per insegnare la lettura ad un bambino è che il genitore (o l’insegnante) faccia vivere quel momento come una cosa divertente, allegra e bella da condividere insieme. Un genitore che vuole insegnare a leggere non dovrebbe mai dimenticare queste cose:
Ogni bambino progredisce nella lettura in modo diverso da un altro, ma una cosa rimane comune a tutti: il vostro interesse personale di genitori o insegnanti può fare la differenza. Quasi ogni tipo di impostazione che userete nell’insegnare a leggere avrà successo se il vostro bambino è felice, motivato, interessato e si gode l’esperienza. Molte persone credono che i bambini piccoli non abbiano la capacità di concentrazione necessaria ad imparare a leggere; tuttavia, se i momenti di insegnamento sono vivaci e non si prolungano troppo, scoprirete che è vero il contrario e che vostro figlio assocerà la lettura ad un momento divertente. Ciò aiuterà a mantener vivo il suo interesse ed accrescerà il suo desiderio di d’imparare. I bambini piccoli sono molto meno esitanti dei bambini più grandi nella lettura e non la considerano un soggetto pieno di astratti spaventosi; la vedono invece come un’altra cosa eccitante da imparare. Una chiave per il successo è fare in modo che il bambino sappia che sta facendo progressi.Se lodiamo i bambini per i loro risultati, essi saranno più motivati a continuare ad imparare. Iniziare a leggere può essere particolarmente divertente per i bambini piccoli quando cominciano ad accorgersi di saper riconoscere le parole e leggere da soli. Alla fine di ogni seduta di lettura, un semplice ripasso delle nuove parole incontrate, una frase di lode per i progressi fatti, un’occhiatina a quello che farete la prossima volta e un complimento affettuoso con un abbraccio, sono dei grossi incentivi per la maggior parte dei bambini. Il nostro cervello è come un computer: riceve tantissime informazioni ogni giorno e, più ne riceve, più grande diventa la sua capacità di riceverne altre. Insegnare a leggere nell’età compresa tra gli uno e i cinque anni è molto efficace. I bambini piccoli sono dei geni linguistici e all’età di cinque anni di solito hanno già imparato una lingua (o anche due o tre), alcuni sport, un’infarinatura di matematica, le basi della scrittura e molto altro ancora. La loro capacità di imparare è al suo massimo e possono imparare molto più in fretta di come faranno quando saranno più grandi. I bambini possono imparare quasi tutto in giovane età, se viene presentato loro in modo chiaro, informativo e supportato da esempi. Se riusciamo a capire questo, saremo consapevoli del grande potenziale insito nei nostri figli e della grande responsabilità che abbiamo di insegnare loro. Cosa fare quando insegnate a leggere:
Cosa non fare:
Libri de lettura gratuiti per i bambini: Qui sono alcune libri di racconti che i bambini possono utilizzare per imparare a leggere. Tutte le storie sono brevi e avere immagini colorate e testo grande. Curtis Peter van Gorder Ho partecipato a un laboratorio in cui l’esperta di terapia artistica e teatrale Emily Nash ha parlato di un’esperienza avuta mentre lavorava con bambini e adolescenti traumatizzati in un centro terapeutico residenziale negli Stati Uniti. I ragazzi che frequentavano i suoi corsi spesso erano aggressivi, propensi ad un comportamento negativo e autodistruttivo e incapaci di riporre fiducia negli adulti e gli uni negli altri. Quasi tutti avevano storie di gravi abusi e di abbandono emotivo. Portavano quotidianamente in classe il loro atteggiamento negativo, riflesso in un linguaggio scurrile e un comportamento rude. Seduti in cerchio, com’è tipico dei gruppi di aiuto psicologico, alcuni esprimevano la loro rabbia in frasi come “Odio stare qui”, o “Odio fare queste cose!” “Bene”, diceva Emily, “ma perché?” E rivolgeva la domanda a ciascuno di loro a turno. “Non c’è rispetto!” “Questi cretini mi ridono dietro!” “Nessuno mi dà retta!” “Si litiga troppo!” Dopo aver sentito le loro ragioni, Emily replicava: “Da quel che sento non è che vi dia fastidio questa lezione, ma detestate vivere in una comunità in cui le persone non si rispettano e non si fidano a vicenda, prendono in giro quelli che non gli piacciono, e litigano”. E loro fecero cenno di sì, quasi per dire: “Finalmente c’è qualcuno che sta a sentire!” “Cosa ne dite”, aggiunse Emily, “se dovessimo creare una comunità in cui vi sentiste rispettati, in cui le vostre esigenze fossero soddisfatte, in cui vi sentiste al sicuro? Come sarebbe una comunità del genere? Facciamola insieme!” La fantasia dei ragazzi si scatenò. “Chiamiamola Parkville!” suggerì qualcuno. E tutti approvarono. Parkville si sviluppò in un progetto di sei mesi. La classe fece uno striscione che diceva: Benvenuti a Pakrville – dove le tue esigenze sono soddisfatte! Disegnarono una cartina della cittadina, compreso i punti interessanti che rispecchiavano quello che volevano nella loro comunità. Elessero e designarono persone per i vari incarichi all’interno della cittadina: sindaco, direttore scolastico, direttore del centro artistico, proprietario e chef della tavola calda comunitaria, gestore del video club e così via. Organizzarono eventi speciali. Trovarono soluzioni ai problemi di Parkville nelle discussioni del consiglio comunale. Parkville divenne una comunità di cui tutti espressero il desiderio di far parte davvero. Dalla creazione di questa idillica cittadina immaginaria nacquero molti progetti artistici espressivi. Il primo passo fu quello di far aprire i ragazzi ponendo loro domande e ascoltando le loro risposte con attenzione e rispetto, anche se all’inizio erano espresse in modo molto negativo. Il passo successivo fu sfidarli a fare la differenza incanalando la loro energia verso progetti costruttivi che li interessavano. Emily spiegò così il successo di Parkville: Il progetto diede a questi giovani l’opportunità di fare esperienza della vita in una comunità ben funzionante, la prima per molti di loro, anche se solo mentre erano insieme nel centro. La loro divenne una comunità ricca di sostegno, in cui potevano esprimere le loro esigenze e gli altri avrebbero ascoltato e risposto, una comunità basata sul rispetto e l’aiuto reciproco, una comunità di possibilità. In questo gioco di ruolo scoprirono che potevano essere cittadini effettivi e che potevano contribuire con qualcosa. Le restrizioni autoimposte furono allargate, favorendo l’accesso a nuove energie e capacità. Un adolescente dedito ad un atteggiamento distruttivo si trasformò in un leader, un padre amorevole, una risorsa per la comunità. Oggi si usano vari metodi per raggiungere i giovani attraverso i loro stessi interessi, come progetti sportivi, terapia artistica e progetti comunitari. Grazie ad essi i giovani possono acquisire abilità utili per la vita e un’opinione positiva di se stessi. Quando li aiutiamo a identificare degli obiettivi e a trovare modi di superare gli ostacoli che incontrano sul loro cammino, li aiutiamo anche a realizzare il loro potenziale. Emily Nash è una terapeuta della ArtReach Foundation, un’organizzazione che addestra insegnanti provenienti da regioni colpite da guerre e calamità naturali all’uso di una terapia di arti creative ed espressive. Articolo pubblicato originariamente nel rivista Contatto. Usato con permesso. Un ragazzo parzialmente sordo tornò a casa da scuola un giorno, con una nota scritta dal preside, che suggeriva ai genitori di togliere il ragazzo dalla scuola perché “era troppo stupido per imparare qualcosa.” La madre del ragazzo lesse la nota e disse: “Mio figlio Tom non è ‘troppo stupido per imparare qualcosa’. Gli insegnerò io stessa”. E così fece. Passarono molti anni e quando Tom morì, il popolo degli Stati Uniti gli rese onore spegnendo le luci in tutto il paese per un minuto. Tom era stato l’inventore della lampadina; ma non solo, aveva inventato anche la cinepresa e il fonografo. In totale, Thomas Edison brevettò più di mille invenzioni. - Da il piccolo Libro di Dio per Ispirare le Madri “Mia madre fu la mia grande ispiratrice. Era così sincera, così sicura delle mie qualità, che sentivo di dover rispondere alle sue aspettative. Il ricordo di mia madre sarà sempre una benedizione per me.” –Thomas A. Edison (1847-1931) ***** Durante l’adolescenza Jim lavorò in una drogheria di Hamilton, in Missouri. Gli piaceva il lavoro e pensava di dedicarsi alla carriera di droghiere. Una sera tornò a casa e raccontò orgogliosamente alla sua famiglia le furbizie del suo datore di lavoro. Il droghiere tagliava abitualmente le marche più costose di caffè con caffè di bassa qualità, aumentando i suoi profi tti. Mentre raccontava la storia a tavola Jim se la rideva. Suo padre non vide niente di divertente nella cosa. “Dimmi”, gli chiese, “se il roghiere scoprisse che qualcuno gli rifi la una merce scadente al prezzo di una di qualità, pensi che la riterrebbe una cosa furba e ci riderebbe sopra?” Jim capì che il padre era rimasto deluso dalle sue parole. “Credo di no”, rispose. “Immagino che non la vedrebbe così.” Il padre gli disse di tornare al lavoro il giorno dopo e farsi dare i soldi che gli spettavano e poi dire al droghiere che non avrebbe più lavorato per lui. In paese il lavoro era scarso, ma l’uomo preferiva vedere il figlio disoccupato piuttosto che alle dipendenze di un commerciante disonesto. Quella fu la fine della carriera di droghiere per J.C. Penny. Invece finì col fondare la catena di supermercati che porta ancora il suo nome. I segreti del suo successo ci vengono rivelati nella sua autobiografi a Cinquant’anni con la Regola Aurea. ***** Crescendo, l’ultima cosa che mi sarei aspettato era di diventare un giornalista. Tanto per cominciare, ero un pessimo studente. Pessimo e infelice. Fin quasi dal primo giorno della prima elementare ebbi difficoltà a stare al passo col resto della classe; scrivere poi non fu mai uno dei miei migliori talenti, almeno non fino alle superiori. La persona che fece la differenza fu mio padre. Era stato corrispondente di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale e poi cronista di un giornale per diversi anni. Aveva cambiato carriera per provvedere meglio alla sua famiglia in aumento, ma gli era rimasto il giornalismo nelle ossa. Quando si offrì di battere a macchina uno dei miei temi scritti a mano, si rese conto delle mia incapacità e si mise subito all’opera. Quando mi spiegò cosa andava migliorato e perché, cominciai ad afferrare il concetto. Nei due anni successivi i miei voti migliorarono e guadagnai fiducia in me stesso, il che portò poi a migliorare i miei voti in altre materie. Dovevano passare altri venticinque anni prima che tentassi di fare qualcosa di più con quello che mio padre mi aveva insegnato, ma quando mi ci dedicai mi accorsi con sorpresa che la passione per riempire di parole una pagina era stata contagiosa. Ed ora eccomi qui, in gran parte grazie a mio padre, a fare una cosa che mi piace fare, per un Dio che amo e per una rivista in cui credo. Cosa potrei volere di più? - Keith Phillips (Editor, rivista Contatto) Articolo originariamente pubblicato nella rivista Contatto.
Di Maria Fontaine Parte dell’aiutare i vostri figli a crescere e maturare è insegnar loro a fare le scelte giuste nelle diverse situazioni e permettere loro di avere l’esposizione o le esperienze che inculcheranno le lezioni imparate. Prima insegnerete loro a vedere la differenza tra la cosa giusta e quella sbagliata e a prendere le decisioni giuste per conto loro, più saranno al sicuro e pronti per quelle che solo loro possono prendere. Ecco un esempio pratico: se avete una piscina, potete costruirci attorno una recinzione per evitare incidenti, ma è anche utile insegnare ai bambini a nuotare e col tempo farne dei buoni nuotatori. La recinzione li protegge all’inizio, ma insegnando loro a nuotare li preparate anche a stare in acqua con sicurezza. Queste “lezioni di vita” s’imparano con il tempo e richiedono molta comunicazione, discussione ed esperienza perché i bambini capiscano e crescano in queste aree. Queste esperienze e queste lezioni, però, li renderanno più saggi, più forti, più completi, più maturi, più percettivi e comprensivi; li aiuteranno a essere più preparati per la vita. L’esperienza fa bene ai bambini e li prepara per la vita, se li aiutate a sfruttarla per imparare. Che cosa significa preparare i bambini per la vita? Significa pensare a come aiutarli a progredire durante gli stadi naturali della crescita e dello sviluppo, sapere che cosa fanno o che situazioni affrontano i loro coetanei, e prepararli per i momenti in cui potrebbero affrontare le stesse cose. Significa insegnare ai vostri figli ad avere coraggio quando si trovano davanti a situazioni difficili e ad affrontarle con responsabilità e fiducia. Significa insegnare loro a giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e ad agire con integrità, autodisciplina, convinzione, amore, tolleranza e forza di carattere. Sono lezioni di vita che impartite ai vostri figli perché sono parti integranti di un buon carattere che contribuiranno a stabilire il compasso morale della loro vita. Queste lezioni costruiscono il loro carattere e serviranno molto nella loro vita; voi genitori siete degli insegnanti essenziali per educarli in questo, perché impartendo le vostre convinzioni e i vostri valori personali aiuterete i vostri figli a trovare la direzione giusta. Vale la pena di fare del vostro meglio per insegnar loro a farsi strada in mezzo agli aspetti negativi o questionabili della società, a giudicare rettamente ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato e a basare le loro decisioni e le loro azioni su etiche e prospettive giuste. Oggi i bambini sono sottoposti a molte influenze e ne dovranno affrontare sempre di più nel corso della vita. Alcune saranno positive, altre negative e molte da qualche parte tra l’una e l’altra cosa. Forse vorrete dedicare un po’ di tempo a scoprire a quali cose sono esposti i vostri figli, cose di cui forse non vi siete resi conto. Potete chiedere l’opinione di altre persone che hanno rapporti con loro. Essere preparati è molto meglio che ritrovarsi con una sorpresa. Dedicando tempo a pensare alle varie possibilità e a discuterne, sarete più pronti ai vari scenari che i vostri figli potrebbero affrontare in futuro, o che forse stanno già affrontando. È normale che i ragazzi a volte prendano decisioni cattive o di dubbia qualità, perché stanno sperimentando e stanno ancora imparando a mettere in pratica gli insegnamenti che avete dato loro. È per questo che il vostro impegno attivo nella loro vita man mano che incontrano altre influenze, adempiendo alla vostra responsabilità di consigliarli nei momenti di dubbio e aiutarli a capire come prendere decisioni buone, fornisce loro un continuo “addestramento preparatorio”. Insegna loro a vivere su base quotidiana la teoría dell’educazione caratteriale che hanno ricevuto. Impegnatevi ad aiutarli a sviluppare convinzioni personali, insegnando loro a prendere buone decisioni anche quando devono affrontare pressioni sociali o altre situazioni difficili, e creando linee di comunicazione aperte in modo da poterli guidare in ogni circostanza. Text © The Family International.
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March 2024
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