Joyce Suttin
Bo era il nostro labrador, che adorava nuotare nella nostra piscina. Viveva per quello e la piscina era il suo regno. Un giorno mio figlio stava imparando qualche nuovo tipo di bracciata e provò a fare il morto. Bo decise che si trovava in pericolo e si tuffò in acqua per salvarlo. Seguendo il suo istinto spinse la testa di mio figlio verso l’alto e gli si aggrappò con le zampe nel tentativo di salvargli la vita. Il mio povero bambino cominciò a soffocare, tossire e sputare, cercando di allontanare Bo. Così finì per ingoiare molta acqua e si ritrovò con il torace pieno di graffi. Io feci i complimenti a Bo, mentre si scuoteva l’acqua di dosso e mi spruzzava tutta, ansioso di sentire cosa pensavo del suo intervento. Sapevo che aveva fatto più male che bene, ma potevo capirlo, perché so di aver fatto spesso la stessa cosa nei miei rapporti con gli altri. L’altro giorno stavo parlando con alcune persone del loro rapporto con il figlio adolescente e ho offerto loro il mio consiglio. Dopo una quarantina d’anni passati come madre, nonna e insegnante di adolescenti, la mia perla di saggezza era molto semplice: «Non prendete le cose personalmente». È difficile non reagire con fastidio, rabbia o permalosità quando ci si sente respinti. È difficile non prendere personalmente parole o gesti scortesi, non pensare a tutte le volte in cui avresti voluto fare qualcos’altro, ma ti sei fermata ad ascoltare e ti sei presa cura dei bisogni dei figli. È difficile stare ai bordi della proverbiale piscina, guardare e pregare, sapendo di aver detto tutto il necessario e fatto tutto il possibile. Adesso è il momento di fare qualche passo indietro e lasciare che ci provino da soli. Che diano una spanciata sull’acqua. Che provino nuovi tipi di bracciata. Che imitino i loro amici. Ma non tuffarti nella piscina come Bo, cercando di salvarli troppo presto. Osserva e aspetta, giusto in caso che richiedano aiuto. E prega. Perché alla fine, la preghiera e l’amore incondizionato sono quello che fa veramente la differenza. Se alla fine ti chiameranno, non sgridarli per tutte le volte che non l’hanno fatto. Se bussano alla tua porta, non dire che sei troppo occupata. Sii l’ancora, sii la roccia, sii il punto stabile in un mondo instabile. Di’ loro che tutto andrà bene. Poi fai tesoro di quel momento, con le braccia di nuovo attorno alle loro spalle, ridando loro la fede per tuffarsi di nuovo in piscina.
Foto e articolo per gentile concessione della rivista Contatto.
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tutto in discussione e facevo fatica a rispettare le regole. Comunque, anche se avevo una facciata esteriore dura, dentro volevo solo trovare qualcuno che mi capisse davvero. Un giorno mi ritrovai a una riunione in cui ero l’unica ragazza giovane. Mentre gli adulti parlavano riuniti in gruppetti, io mi sedetti da sola in un angolo a guardarmi in giro, finché a un certo punto mi si avvicinò una signora che cominciò a parlarmi. Si chiamava Gioia. Alla fine decisi di aprirmi e le raccontai tutti i miei guai. Mi aspettavo che mi facesse una predica, invece si limitò ad ascoltarmi. Sentivo che si interessava a me. Non cercò nemmeno una volta di correggermi o di cambiare la mia opinione; cercò semplicemente di capirmi. Quella conversazione fu l’inizio di un’amicizia che continuò per sette anni, in mezzo a varie vicissitudini, fino al giorno della sua morte. Facevamo lunghe passeggiate insieme e a volte ci scrivevamo dei bigliettini sulle cose che erano più difficili da dire di persona. Ci mantenemmo in contatto per telefono e per posta anche dopo il suo trasferimento in un’altra città. Durante quei sette anni, Gioia fu spesso molto ammalata e vicina alla morte, ma non la sentii mai lamentarsi. Era vivace e appassionata. Gioia m’insegnò una cosa molto importante: che essere me stessa era OK. Allo stesso tempo m’insegnò anche a cercare di capire le persone più profondamente, a guardare al di là delle apparenze e a volte perfino al di là di ciò che dicono, ad accettarle per quel che sono e a mostrare loro un amore senza riserve. Anche se sembriamo tanto diversi, siamo fatti tutti dello stesso materiale e abbiamo tutti bisogno di amore, comprensione e approvazione. Quando qualcuno vede questo nostro bisogno e lo soddisfa, allora finalmente sbocciamo. Per gentile concessione della rivista Contatto. Foto di photostock/www.freedigitalimages.net
Da un rapporto scientifico: Alcuni scienziati recentemente hanno fatto una scoperta interessante su un parassita invisibile e poco compreso, il negascerino, così chiamato a causa dell’effetto negativo che ha sul benessere mentale ed emotivo del suo ospite umano. È troppo piccolo per essere visto a occhio nudo, tuttavia i sintomi della sua infezione sono molto evidenti. Vive attaccandosi alla membrana dell’orecchio interno. Le sue ali minuscole vibrano a una frequenza che non è rilevabile dagli esseri umani, ma interferisce con le onde cerebrali e lascia la vittima confusa e depressa. Queste vibrazioni negative possono essere difficili da distinguere dai propri pensieri e il soggetto può facilmente arrivare a credere al loro ronzio. Nei casi di infestazione più severa il negascerino può installarsi nel cervello del suo ospite, deponendo uova che generano migliaia di altri piccoli negascerini che presto spiccano il volo e infettano altri mediante le parole negative attenti ai diffuse dall’ospite. Il negascerino è un parassita dalle conseguenze serie e la sua infezione va trattata ai primi segni di contagio. Deve essere rimosso il più presto possibile dalle orecchie della vittima. Nei casi normali, la cura può essere effettuata personalmente, piegando il capo dalla parte dove si è installato il negascerino e saltando vigorosamente su e giù, battendo sul lato opposto del capo. Se non è chiaro in che orecchio si trovi, per sicurezza è meglio applicare questa tecnica a entrambi i lati. Nei casi in cui sia presente più di un negascerino, potrebbe essere necessario ripetere il procedimento. Nei casi più diffi cili o ostinati, la vittima potrebbe richiedere aiuto. Se un colpo in testa con un cuscino non riuscisse a rimuovere il parassita, potrebbe essere necessario farlo uscire dal suo nascondiglio con un trattamento shock. Uno spruzzo d’acqua fredda è quasi sempre effi cace. Per prevenire la re-infezione, sistemate un paio di cuffi e sul capo del soggetto e suonate musica o letture ispiranti. Inoltre, praticate col soggetto esercizi di espressioni positive. (Avvertimento: Il trattamento con cuscini o acqua dovrebbe essere amministrato solo da adulti competenti. Se i bambini tentassero queste manovre, potrebbero causare lesioni o danneggiamenti.) Un caso clinico Nello studio di alcuni casi clinici riguardante i miei fi gli più piccoli o adolescenti, ho scoperto che la cura prescritta è molto effi cace nel curarli da attacchi di autocommiserazione e altre emozioni negative. Per esempio, un giorno sono entrata in cucina e ho trovato la mia fi glia di tredici anni che singhiozzava davanti a un lavandino pieno di piatti sporchi. Le ho manifestato tutta la mia comprensione, dicendo: «Mi spiace tanto che tu sia triste. Voglio assicurarti che ti voglio bene; anzi, te ne voglio così tanto che devo fare questo…» Dopo aver tirato fuori un cuscino da dietro la schiena, mi sono messa all’opera. Mia figlia si è messa a ridere, implorando pietà. Dopo la cura, la paziente ha dimostrato un netto miglioramento. Si è rimessa a lavare i piatti, ma con mia costernazione ha avuto una ricaduta. Fase due: ho deciso per l’acqua fredda. Ha notato il mio approccio, ma ha pensato che non lo facessi sul serio. Dopo averla brevemente rincorsa per la casa, l’ho costretta in un angolo e… splash! È sembrato divertente anche a lei. Ancora qualche risata e la pulizia dei piatti era quasi finita. Come madre di un’adolescente molto emotiva, ho passato molte ore a blandirla, consolarla, ragionare e pregare con lei, nei molti tentativi di distoglierla dai suoi attacchi di tetraggine ormonale. Recentemente, però, ho scoperto che la cura contro il negascerino è ancora più rapida ed effi cace. Appena le ignare vittime del negascerino si rendono conto del pericolo, possono imparare a riconoscerlo e a fare i passi necessari a proteggersi, evitando di intrattenere pensieri negativi o autodistruttivi. Un grammo di consapevolezza vale più di un chilo di cure. Attenti al negascerino! Articolo gentile concessione della rivista Contatto. Foto di David Castillo Domenici/Freedigitalphotos.net
Le cose sono cambiate così tanto da quando sono cresciuta io che non so nemmeno
da dove cominciare per capire e aiutare mia figlia. Come posso superare questa distanza tra le generazioni? Il mondo è davvero cambiato molto in quest’ultima generazione. In superficie il gap generazionale sembra allargarsi, ma le apparenze possono ingannare. Le differenze tra generazioni si manifestano diversamente col passare delle generazioni stesse, ma il fatto principale rimane lo stesso: Dio ha messo negli adolescenti l’aspirazione a trovare il loro posto nella vita. Per capire meglio tua figlia, cerca di ricordarti come ti sentivi tu alla sua età. Se eri una tipica adolescente, ti sentivi impacciata e poco attraente in un corpo in costante cambiamento. Ogni foruncolo e ogni giornata storta rappresentavano una crisi enorme. Ti preoccupavi del tuo posto nel giro degli amici. Ti confrontavi con le altre ragazze della tua classe che apparivano più belle, più intelligenti, più accettate, o che sembravano più sicure di sé. Dovevi affrontare decisioni più grandi di quanto ne avessi mai affrontate prima; sapevi che nel futuro avresti incontrato decisioni ancora più grandi: quali scuole avresti frequentato? cosa avresti fatto da grande? chi avresti sposato? chi ti avrebbe mai voluto sposare? Probabilmente non capivi quel che stava succedendo e probabilmente nemmeno tua figlia lo capisce oggi, eppure è questo il processo con cui ci si scopre e si stabilisce la propria identità. In questo stadio della vita gli adolescenti cercano suggerimenti nei coetanei e nei genitori. Si mettono costantemente a confronto con i coetanei per stabilire il loro posto nella società e vagliano l’atteggiamento, lo stile di vita e i valori dei genitori per decidere se vogliono diventare come loro quando saranno adulti. È durante l’adolescenza che la maggior parte dei ragazzi diventa un po’ ribelle. Dopo tutto, come possono stabilire la propria identità senza sganciarsi dai genitori? Molti genitori rendono più difficile la situazione reagendo in modo spropositato alla ribellione dei figli e questo conduce quasi sempre a una maggiore ribellione e a una maggior spaccatura tra le generazioni. I genitori saggi accettano come naturale un certo grado di ribellione e capiscono che molti dei cambiamenti esteriori che meno gradiscono nei figli – i vestiti inconsueti, il modo di portare i capelli, la musica e così via – fanno tutti parte del processo di separazione. I genitori saggi capiscono anche che la sperimentazione fa parte della crescita e che non tutti gli esperimenti avranno successo. Nel tentativo di inventare la lampadina Thomas Edison provò centinaia di combinazioni di materiali che non funzionarono, prima di trovare quello giusto. Come Edison, la maggior parte degli adolescenti riconoscerà ciò che non funziona e proverà qualcos’altro. Permettete ai vostri adolescenti di fare queste esperienze, entro certi limiti. Un buon punto di partenza è “niente che causi danni a te o agli altri e niente di illegale”. Una cosa molto legata alla sperimentazione è il problema dell’autocontrollo. Molti adolescenti ne sono privi, soprattutto perché non ne vedono la necessità. Vogliono divertirsi, godono di maggior indipendenza e imparano per tentativi. Spesso imparano l’autocontrollo solo quando provano le conseguenze di decisioni sbagliate, ma non è successo così anche a te? Anche se i giovani vorrebbero essere persone indipendenti, in genere si sentono insicuri in quel nuovo ruolo. È un po’ come salire per la prima volta su un trampolino: stanno per tuffarsi nell’età adulta e si chiedono se sopravviveranno all’impatto. È l’amore incondizionato che combatte quell’insicurezza. Spesso gli adolescenti si comportano come se non volessero o non avessero bisogno dell’amore e del sostegno dei genitori e a volte possono essere veramente antipatici e sgradevoli per sottolineare quel punto. Più spesso però, che se ne rendano conto o meno, quel che vogliono veramente è mettere alla prova l’amore dei genitori. Cercano una conferma dell’amore dei genitori, perché l’amore è un’indicazione di valore e gli adolescenti hanno bisogno di sentire che hanno un valore. I genitori che dimostrano un amore saldo per i figli in ogni situazione danno loro la sicurezza di cui hanno così disperatamente voglia e bisogno. I genitori devono avere molto amore, pazienza e autocontrollo per mollare la presa e lasciare che i fi gli passino per questo processo di crescita. Ci vuole anche fede: fede nei figli, fede che i valori che hanno cercato di inculcare in loro da piccoli ora li porteranno a fare le scelte giuste; e fede in Dio, che è colui che ha creato questo processo. È proprio in quest’ultimo punto che hanno un grande vantaggio quei genitori che credono nel potere della preghiera e hanno un contatto personale con Dio attraverso Gesù: sanno a chi rivolgersi quando loro o i loro figli hanno bisogno d’aiuto. Gli adolescenti, in genere, sono alla ricerca di qualcosa, sono dei pellegrini alla ricerca della verità e di un vero senso della vita. Se tu, o qualcun altro, riesci a condurre tua figlia a Gesù, che è “la via, la verità e la vita” (Giovanni 14,6). Egli può mettere le cose nella giusta prospettiva per lei. Può darle amore incondizionato e approvazione; può dare pace al suo cuore; può darle le risposte giuste quando lei impara ad esporre a Lui i suoi problemi nella preghiera. Quando poi tu e tua figlia condividete una fede forte e viva, avrete più cose in comune di prima. Gesù è il vero ponte per superare la distanza tra generazioni! Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso. 11. Passate del tempo insieme. Molti genitori passano molto meno tempo con i figli adolescenti di quanto non facessero quando erano più piccoli. Sembrerebbe una cosa naturale, dato che un adolescente ha bisogno di meno supervisione di un bambino e per di più vuole affermare la propria indipendenza; spesso però è un errore. Gli adolescenti hanno bisogno di molto supporto, di guida e di continue nuove motivazioni. Hanno bisogno di chi li guidi, li stimoli e li educhi. Un genitore, più di chiunque altro, si trova nella posizione migliore per farlo. Nessun altro investimento porterà maggiori profitti o formerà legami più solidi tra genitori e adolescenti. 12. Ammettete i vostri errori. Avere due pesi e due misure irrita i giovanissimi. Ci vuole umiltà per ammettere i propri errori e scusarsi se avete sbagliato in qualcosa o se avete ferito i vostri figli, ma lonestà sui vostri errori e le vostre debolezze li aiuterà ad essere a loro volta onesti ed aperti con voi. Aiuterà voi e loro a mettere i problemi nella giusta prospettiva. 13. Abbiate un buon senso dell’umorismo. Cè il momento di essere seri sulle questioni fondamentali della vita, ma cè anche il momento di prendere le cose con minore serietà. I giovani ammirano gli adulti che sanno divertirsi e godersi la vita. Badate solo che il vostro umorismo sia di buon gusto e non venga fatto a spese di qualcuno, perché gli adolescenti imitano gli adulti che ammirano. 14. Esprimete il vostro amore. Forse ad essi non piacerà essere baciati e coccolati come quando erano più piccoli, ma nessuno è troppo grande per non provare la necessità di sentirsi amato. Cercate di non far passare giorno senza esprimere a parole il vostro amore per i figli e confermare quelle parole con i fatti. 15. Ascoltate. Ogni adolescente ha bisogno di un confidente, un vero amico cui possano confidare i segreti più intimi. Gli adolescenti hanno così tante cose dentro che a volte si sentono confusi, ma spesso esitano a parlarne per timore di essere fraintesi, di esporsi al ridicolo o essere considerati ingenui. Ascoltateli: hanno bisogno di sapere che qualcuno li capisce (ma evitate le reazioni tipo quando avevo la tua età, che loro odiano). Un errore comune dei genitori è quello di non ascoltare abbastanza a lungo e quindi di saltare a conclusioni errate. Invece di fargliela capire, portateli gradualmente ad arrivare da soli alle conclusioni giuste esprimendo i propri sentimenti. 16. Fate amicizia con i loro amici. Dimostrate un sincero interesse nelle loro amicizie. Cercate di scoprire il loro lato migliore e probabilmente finiranno col considerarvi i genitori più forti del giro. Poi non sorprendetevi se la vostra casa diventerà un punto di ritrovo per il giro di amici di vostro figlio. Forse il rumore e le spese alimentari saliranno, ma ne varrà la pena perché saprete dove sono e cosa fanno. 17. Perdonate e dimenticate. Ammettiamolo: i vostri figli faranno degli errori per cui dovranno chiedere e ricevere perdono. Come tutti noi, spesso gli adolescenti non riescono a confessare i loro sbagli per paura di essere etichettati per sempre a causa di quel che hanno fatto. Invece devono essere convinti del vostro amore e del fatto che sarete pronti a perdonare e dimenticare e a ricominciare daccapo. 18. Siate fermi nelle vostre convinzioni. Se non state attenti, lorgoglio di genitori, i legami emotivi e il desiderio istintivo di proteggere i figli potrà spingervi a cedere, prendere le cose alla leggera, tirarvi indietro o correre alla riscossa al momento sbagliato. Potreste perfino sentire vostre la loro rabbia, frustrazione e ribellione. È allora che è importante ricordare che vostro figlio sta imparando ad esercitare il proprio giudizio e, che lo dia a vedere o no, imparerà da voi. Se non avete la convinzione di fare la cosa giusta, nonostante qualche possibile conseguenza spiacevole, probabilmente non lavranno neanche loro. A volte la severità è il miglior tipo di amore. Gli adolescenti hanno grandi ideali e se difenderete le vostre convinzioni anche quando ciò va contro i loro desideri o non li trova daccordo, vi rispetteranno molto più che se sarete indulgenti. 19. Siate sinceri. Gli adolescenti fiutano la finzione da lontano. Anche se state sinceramente tentando di mettervi al loro livello, se vi sforzate troppo ed esagerate, non vi prenderanno seriamente. Il segreto è essere naturali. Gli adolescenti non vogliono essere trattati con condiscendenza o adulati vogliono degli amici, persone su cui sanno di poter contare e con cui si sentono a loro agio. Se li accettate per quello che sono, si sentiranno a loro agio attorno a voi e vi accetteranno per quello che siete. 20. Siate disposti a cambiare. Forse dovrete lavorare un po su alcune delle vostre abitudini o sul modo in cui reagite alle cose. Perché non la prendete come motivazione necessaria per rompere le abitudini che vi siete creati e che sapete di dover cambiare? Spesso è più facile cambiare per amore di qualcun altro che solo per noi stessi. Quale miglior motivo per cercare di essere una persona migliore? Approfittatene. 21. Portateli a Gesù. Gli anni delladolescenza sono un periodo turbolento. È come trovarsi su una barchetta in mezzo al mare in tempesta. Siate un faro, indicate ai vostri figli un porto sicuro Gesù. Per quanto amiate i vostri figli, solo Gesù può rispondere alle loro domande più profonde e soddisfare i desideri più reconditi del loro spirito. Non siete voi il loro salvatore, solo Gesù lo è. Non potete stare con loro ogni secondo o salvarli da ogni situazione, ma potete indicare loro la Persona che può farlo. Compilato dagli scritti di Maria Fontaine e Derek e Michelle Brookes Indubbiamente crescere degli adolescenti è una delle maggiori sfide de della vita. Gli anni dell'adolescenza sono difficili e spesso i ragazzi coinvolgono nelle loro dificoltà le persone che gli stanno intorno. La loro facciata esteriore, a volte aspra, irrispettosa o ribelle, può intimidire i genitori e lasciarli in uno stato di shock e confusione, nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. A questo punto molti, non sapendo cosa fare per aiutare i figli, si tirano indietro. Questo è un tragico errore, perché, dentro, i loro figli hanno un disperato bisogno di guida, incoraggiamento, amore, sostegno, comprensione e direzione. Gli adolescenti hanno un intenso bisogno di sentirsi sicuri e amati incondizionatamente. Hanno bisogno di sapere che qualcuno nota i loro problemi, che qualcuno si interessa a loro quel tanto che basta per cercare di aiutarli ad ogni costo. Non è un percorso facile, ma i genitori che resistono e continuano ad amare e cercare di raggiungere i loro figli hanno più probabilità di vederli superare le loro dificoltà di quanto ne abbiano quelli che prendono un ruolo meno attivo. Ecco ventun modi sperimentati con successo per migliorare la propria relazione con i figli adolescenti, 1. Accettate il vostro cambiamento di ruolo. La transizione dall'infanzia all'età adulta è così graduale che molti genitori continuano a trattare gli adolescenti come bambini anche quando ormai non lo sono più. Gli adolescenti attraversano una fase di scoperta della propria personalità, delle proprie capacità e delle proprie aspirazioni; distanziarsi dai genitori fa parte di quella fase. Gli adolescenti vogliono essere trattati da adulti e rispettati per la loro individualità. Nella loro ricerca di indipendenza, essi alzano la guardia contro il ruolo tutorio dei loro genitori. Se nelle occasioni giuste riuscite a trattare i vostri figli come amici, essi saranno maggiormente disposti ad abbassare le difese. 2. Mettetevi al posto dei vostri figli. Durante l'adolescenza è normale una certa sensazione di insicurezza. Gli adolescenti non sono più bambini, ma nemmeno completamente adulti. Il loro corpo attraversa enormi cambiamenti e le emozioni e gli ormoni si scatenano. Imparano ad avere più indipendenza e maggiori responsabilità; devono affrontare decisioni e pressioni i no ad allora sconosciute. Tenere questo a mente dovrebbe aiutarvi a non sentirvi aggrediti dai loro scoppi emotivi e verbali. Se cercate onestamente di simpatizzare con loro, raggiungerete una miglior comprensione dei loro problemi ed essi sentiranno in voi un alleato. 3. Mantenete la calma. Non sentitevi offesi dalle cose assurde che fanno e dicono. A volte gli adolescenti dicono e fanno cose strane solo per vedere le reazioni che suscitano. A volte cercano di esprimere ciò che hanno dentro, ma non sanno come fare, o non lo capiscono neppure loro. Altre volte sono semplicemente egocentrici, una loro tendenza tipica. Se vi inquietate o esprimete sgomento od orrore, non farete che peggiorare le cose. Imparate ad assorbire i colpi. Se i vostri figli sanno che cercherete di capirli e simpatizzare con loro quando cercano di sfogarsi, si sentiranno sicuri con voi. 4. Rispettate i vostri adolescenti. Il rispetto è un segno di fiducia. Quando gli adolescenti fanno fatica ad avere fiducia in se stessi, un po' di rispetto può aumentare questa fiducia, spronarli ed aiutarli ad avere successo. Al contrario, se ritengono che non abbiate fiducia in loro, è molto più probabile che rinuncino prima di sviluppare tutto il loro potenziale. 5. Non prendeteli in giro e non sminuiteli. Quando un adolescente si sente vulnerabile - cioè la maggior parte delle volte - è facile che accolgano con permalosità le cose dette per scherzo e le considerino più uno scherno che una battuta. 6. Siate fiduciosi e appoggiateli moralmente. Per lo più gli adolescenti si sentono inferiori e il modo negativo in cui vedono se stessi a volte trova sfogo nelle loro azioni. Cercate di mantenere reazioni fiduciose e solidali. Naturalmente non potrete ignorare problemi seri o comportamenti errati, ma potete dare un impostazione positiva a quasi tutte le situazioni se parlate principalmente in termini di soluzioni e lezioni da apprendere, piuttosto che esprimere rabbia o delusione. Accentuare il positivo è un segno di amore incondizionato che combatte la mancanza di autostima. Lodate i vostri ragazzi ogni volta che potete. 7. Evitate regole inutili. Troppe regole e restrizioni possono provocare sentimenti di ribellione in quasi ogni adolescente. Allo stesso tempo alcune regole sono necessarie perché non è saggio lasciare le redini libere. Quando vi sembra necessaria una nuova regola, cercate di discutere e decidere insieme, invece di dettar legge. Spiegate le vostre ragioni, prestate ascolto a vostro figlio e cercate il più possibile di avere il suo consenso sui termini e le conseguenze per eventuali infrazioni. 8. Affidate responsabilità agli adolescenti. I ragazzi hanno bisogno di direttive, ma vogliono anche sentirsi indipendenti ed esigono fiducia. Affidate loro responsabilità da adulti e si sforzeranno ancora di più di comportarsi da adulti. Una persona molto saggia una volta disse: "Trattate una persona come se fosse ciò che dovrebbe essere, e la aiuterete a diventare ciò che è in grado di essere". Gli adolescenti faranno degli errori, come tutti, ma quando vedranno che ciò non diminuisce il vostro amore e la vostra fiducia in loro, continueranno a sforzarsi e alla fine ce la faranno. 9. Guadagnatevi la loro fiducia mantenendo i loro segreti. Gli adolescenti sono sensibili riguardo alle cose che succedono nella loro vita. A nessuno piace essere argomento di pettegolezzi o chiacchiere - e agli adolescenti in modo particolare. Quando un adolescente si confida con voi vuole essere certo della vostra discrezione. Per voi potrebbe essere una cosa insignificante, ma per loro potrebbe avere un importanza determinante. Se tradite la loro fiducia, probabilmente ci vorrà molto tempo prima che confidino di nuovo in voi. 10. Pregate. Quando non sapete cosa dire o come reagire quando vostro figlio o figlia ha dei problemi, pregate. Fate una preghiera silenziosa, chiedendo al Signore di darvi saggezza e comprensione e la soluzione giusta. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso.
Curtis Peter van Gorder Ho partecipato a un laboratorio in cui l’esperta di terapia artistica e teatrale Emily Nash ha parlato di un’esperienza avuta mentre lavorava con bambini e adolescenti traumatizzati in un centro terapeutico residenziale negli Stati Uniti. I ragazzi che frequentavano i suoi corsi spesso erano aggressivi, propensi ad un comportamento negativo e autodistruttivo e incapaci di riporre fiducia negli adulti e gli uni negli altri. Quasi tutti avevano storie di gravi abusi e di abbandono emotivo. Portavano quotidianamente in classe il loro atteggiamento negativo, riflesso in un linguaggio scurrile e un comportamento rude. Seduti in cerchio, com’è tipico dei gruppi di aiuto psicologico, alcuni esprimevano la loro rabbia in frasi come “Odio stare qui”, o “Odio fare queste cose!” “Bene”, diceva Emily, “ma perché?” E rivolgeva la domanda a ciascuno di loro a turno. “Non c’è rispetto!” “Questi cretini mi ridono dietro!” “Nessuno mi dà retta!” “Si litiga troppo!” Dopo aver sentito le loro ragioni, Emily replicava: “Da quel che sento non è che vi dia fastidio questa lezione, ma detestate vivere in una comunità in cui le persone non si rispettano e non si fidano a vicenda, prendono in giro quelli che non gli piacciono, e litigano”. E loro fecero cenno di sì, quasi per dire: “Finalmente c’è qualcuno che sta a sentire!” “Cosa ne dite”, aggiunse Emily, “se dovessimo creare una comunità in cui vi sentiste rispettati, in cui le vostre esigenze fossero soddisfatte, in cui vi sentiste al sicuro? Come sarebbe una comunità del genere? Facciamola insieme!” La fantasia dei ragazzi si scatenò. “Chiamiamola Parkville!” suggerì qualcuno. E tutti approvarono. Parkville si sviluppò in un progetto di sei mesi. La classe fece uno striscione che diceva: Benvenuti a Pakrville – dove le tue esigenze sono soddisfatte! Disegnarono una cartina della cittadina, compreso i punti interessanti che rispecchiavano quello che volevano nella loro comunità. Elessero e designarono persone per i vari incarichi all’interno della cittadina: sindaco, direttore scolastico, direttore del centro artistico, proprietario e chef della tavola calda comunitaria, gestore del video club e così via. Organizzarono eventi speciali. Trovarono soluzioni ai problemi di Parkville nelle discussioni del consiglio comunale. Parkville divenne una comunità di cui tutti espressero il desiderio di far parte davvero. Dalla creazione di questa idillica cittadina immaginaria nacquero molti progetti artistici espressivi. Il primo passo fu quello di far aprire i ragazzi ponendo loro domande e ascoltando le loro risposte con attenzione e rispetto, anche se all’inizio erano espresse in modo molto negativo. Il passo successivo fu sfidarli a fare la differenza incanalando la loro energia verso progetti costruttivi che li interessavano. Emily spiegò così il successo di Parkville: Il progetto diede a questi giovani l’opportunità di fare esperienza della vita in una comunità ben funzionante, la prima per molti di loro, anche se solo mentre erano insieme nel centro. La loro divenne una comunità ricca di sostegno, in cui potevano esprimere le loro esigenze e gli altri avrebbero ascoltato e risposto, una comunità basata sul rispetto e l’aiuto reciproco, una comunità di possibilità. In questo gioco di ruolo scoprirono che potevano essere cittadini effettivi e che potevano contribuire con qualcosa. Le restrizioni autoimposte furono allargate, favorendo l’accesso a nuove energie e capacità. Un adolescente dedito ad un atteggiamento distruttivo si trasformò in un leader, un padre amorevole, una risorsa per la comunità. Oggi si usano vari metodi per raggiungere i giovani attraverso i loro stessi interessi, come progetti sportivi, terapia artistica e progetti comunitari. Grazie ad essi i giovani possono acquisire abilità utili per la vita e un’opinione positiva di se stessi. Quando li aiutiamo a identificare degli obiettivi e a trovare modi di superare gli ostacoli che incontrano sul loro cammino, li aiutiamo anche a realizzare il loro potenziale. Emily Nash è una terapeuta della ArtReach Foundation, un’organizzazione che addestra insegnanti provenienti da regioni colpite da guerre e calamità naturali all’uso di una terapia di arti creative ed espressive. Articolo pubblicato originariamente nel rivista Contatto. Usato con permesso. |
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