L’arte della lode, che nel gergo psicologico attuale è definito rinforzo positivo, è un’arte essenziale da imparare per un genitori o un insegnante. ... Gli adolescenti che vengono nel mio ufficio mi ripetono sempre: “Mio padre se la prende con me quando vado male a scuola, ma se arrivo a casa con un bel voto fa finta di niente, come se avessi finalmente fatto il mio dovere”. Fermatevi un po’ a pensare. Da quanto tempo non dedicate 60 secondi a parlare a vostro figlio o vostra figlia di qualche cosa di buono che hanno fatto? —Alan Loy McGinnis
*** Un’infermiera mi fece entrare nella stanza dove giaceva mia nonna. In quel letto d’ospedale sembrava così piccola. Stavo per entrare in seminario ed avevo la mente piena di dubbi. Avevo appena rinunciato a frequentare la facoltà di medicina e tutti pensavano che stessi facendo un errore. Avevo un bisogno disperato di un consiglio da mia nonna, ma l’infermiera mi aveva avvertito che non le era rimasta molta forza. Passò mezz’ora e mia nonna non si era ancora mossa, così cominciai a parlarle. Improvvisamente lei si svegliò e chiese: "Danny, sei tu?" Mi disse che tutta la sua vita era stata guidata dalla fede. Pochi minuti dopo l’atmosfera della stanza era piena di pace. Diedi un bacio alla nonna e feci per andarmene, ma le sentii sussurrare alcune parole di commiato. Mi abbassai per ascoltare: “Ho fiducia in te”, mi disse. Mia nonna morì quella stessa notte, ma in oltre 26 anni di lavoro come psicologo cristiano ho ripetuto quelle parole molte volte. Quattro piccole parole possono fare una differenza enorme. —Dan Montgomery *** Una settimana prima di morire, quando io frequentavo l’università, mio padre mi prese da parte e mi mostrò una scatola piena di ritagli di giornali e di riviste, con articoli che lui aveva scritto e che aveva nascosto lì. Quando gli chiesi con sorpresa come mai non me li avesse mai fatti vedere prima, lui rispose: “Tua madre mi ha sempre scoraggiato dallo scrivere, perché non ho un’istruzione superiore, così l’ho fatto di nascosto da lei”. Mia madre non intendeva scoraggiarlo, ma aveva fatto un’affermazione che le sembrava logica: se non hai un’istruzione, non dovresti scrivere. Mio padre non si era lasciato abbattere da questo atteggiamento, ma aveva “nascosto la sua lampada sotto il moggio”. Mi disse che aveva scritto un articolo per la rivista Advance, che però non era stato pubblicato. “Si vede che questa volta ho mirato un po’ troppo in alto”, mi confidò. Rimasi toccata dal fatto che mi avesse parlato del suo interesse e dell’articolo che aveva mandato ad Advance. Pochi giorni dopo mio padre ebbe un infarto e morì in una stazione della metropolitana di Boston. Il giorno del suo funerale uscì il nuovo numero della rivista Advance — con il suo articolo. Se non fosse stato per le sue confidenze non avrei mai aperto quel numero. Ora ho incorniciato l’articolo insieme ad una foto di mio padre e lo tengo appeso nel mio studio. Ogni volta che lo vedo mi chiedo quanta strada quell’uomo avrebbe potuto fare come scrittore, se qualcuno avesse creduto in lui. Viviamo in un mondo scoraggiante, pieno di persone che ci sminuiscono. Possiamo illuminarne l’oscurità con queste semplici parole: “Ho fiducia in te!” —Florence Littauer
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Quando quel ragazzo polacco dai capelli rossi, con un buon talento musicale, disse ai professori del conservatorio che voleva diventare un pianista, questi cercarono di scoraggiarlo. Gli dissero che aveva dita troppo corte e tozze per suonare il piano. Si comprò una tromba, ma ricevette gli stessi commenti, con l’aggiunta del suggerimento di provare un altro strumento. Gira e rigira tra una cosa e l’altra, ritornò a provare col piano. Scoraggiato e demoralizzato, gli capitò di incontrare il famoso pianista e compositore Anton Rubinstein. Ebbe l’opportunità di suonare per lui e Rubinstein lo lodò e lo incoraggiò. Il giovane polacco promise di dedicare sette ore al giorno a far pratica di piano. Quelle parole di lode cambiarono la vita di Jan Paderewsky, che divenne uno dei più grandi pianisti del XX secolo. *** Da ragazzo, il grande romanziere Sir Walter Scott era considerato parecchio ottuso; il suo posto abituale a scuola era quello dell’asino della classe. All’età di quattordici anni gli avvenne di essere presente in una casa dove erano stati invitati alcuni famosi letterati del tempo, tra i quali il famoso poeta scozzese Robert Burns. Questi si fermò ad ammirare un quadro, sotto il quale erano scritti alcuni versi di una poesia; chiese chi ne fosse l’autore, ma nessuno lo sapeva. Timidamente, un ragazzino gli si avvicinò, gli disse il nome del poeta e recitò il resto della poesia. Burns ne rimase sorpreso e lietissimo; gli appoggiò una mano sul capo ed esclamò: ‘Ah, ragazzo mio, un giorno sarai un grande uomo in Scozia’. Da quel momento in poi Walter Scott fu una persona diversa. Una sola parola di incoraggiamento bastò a indirizzarlo sulla strada della grandezza. *** Alcuni anni fa, a Detroit, una giovane insegnante chiese a Stevie Morris di aiutarla a trovare un topolino che si annidava nell’aula. Sapeva apprezzare il fatto che, per compensarlo della sua cecità, la natura aveva dato a Stevie un talento che nessun altro aveva in quella stanza: un udito finissimo. Ma quella era la prima volta che qualcuno dimostrava di riconoscere il valore di quel suo udito prodigioso. Alcuni anni più tardi, Stevie ricordò come quell’atto di apprezzamento fosse stato l’inizio di una nuova vita per lui. Da quel giorno egli sviluppò il suo orecchio e, sotto il nome di Stevie Wonder, divenne uno dei cantanti e parolieri più famosi degli ultimi trent’anni. Text courtesy of The Family International. Photo by JosephB via Flickr.
Nessuno metterebbe in discussione il fatto che crescere dei figli con un carattere forte richiede tempo e fatica. Mentre avere dei figli potrebbe voler dire “fare quello che viene in modo naturale”, essere un buon genitore è molto più complicato. Se vuoi sapere come crescere un figlio segui questi passaggi.
Parte 1 di 4: Sviluppare Abitudini Sane Mettere al primo posto l’educazione dei figli. Si tratta di un aspetto difficile da mettere in pratica in un mondo in cui esistono così tante richieste contrastanti. Un buon genitore programma e dedica del tempo all’educazione dei propri figli in modo consapevole. Egli considera lo sviluppo del carattere del figlio la priorità principale. Quando diventi genitore, devi imparare ad anteporre le priorità dei tuoi figli alle tue e a sacrificarti a trascorrere più tempo della tua giornata a prenderti cura di loro invece che di te. Certamente non dovresti trascurare te stesso completamente, ma dovresti abituarti all’idea di mettere i bisogni di tuo figlio al primo posto. Se hai una compagna, potete prendervi cura del bambino a turno, in modo tale che ognuno di voi abbia del tempo libero per se stesso. Quando programmi la tua routine settimanale, i bisogni di tuo figlio dovrebbero essere il tuo obiettivo primario. Ogni giorno leggi qualcosa a tuo figlio. Contribuire ad alimentare l’amore per le parole scritte aiuterà tuo figlio a sviluppare una passione per la lettura quando sarà più grande. Decidi ogni giorno un momento da dedicare alla lettura per il tuo bambino, di solito prima di andare a letto o prima di schiacciare un pisolino. Dedica almeno mezz’ora o un’ora al giorno alla lettura per tuo figlio, se non di più. Non solo tuo figlio svilupperà un amore per le parole, ma avrà anche migliori opportunità di successo negli studi e a livello comportamentale. Gli studi dimostrano che i bambini che hanno avuto qualcuno che leggeva per loro ogni giorno, mostrano meno comportamenti negativi a scuola. Cenate come una famiglia. Una delle abitudini più pericolose delle famiglie moderne è costituita dalla perdita del pasto in famiglia. Il tavolo da pranzo non è solo un luogo di sostentamento e di faccende familiari, ma è anche un luogo dove vengono insegnati e trasmessi i nostri valori. Le buone maniere e le regole vengono acquisite in modo sottile quando si è a tavola. L’ora dei pasti in famiglia dovrebbe comunicare e supportare gli ideali a cui i bambini faranno riferimento nel corso della vita. Se tuo figlio è schizzinoso nel mangiare, non passare tutta la cena a criticare le sue abitudini alimentari e a controllare cosa non mangia come un avvoltoio. In questo modo, tuo figlio assocerà i pasti in famiglia a qualcosa di negativo. Coinvolgi tuo figlio durante i pasti. La cena sarà più divertente se tuo figlio ti “aiuta” a scegliere il cibo al supermercato o ad apparecchiare la tavola o a occuparsi di piccole faccende inerenti alla preparazione del cibo, come lavare le verdure che cucinerai. Mantieni le conversazioni a tavola aperte e poco impegnative. Non fare a tuo figlio il terzo grado. Domanda semplicemente: “com’è andata la giornata?”. Imponi abitudini severe riguardo all’orario di andare a letto. Anche se tuo figlio non deve andare a letto tutte le sere durante lo stesso intervallo di tempo di cinque minuti, dovresti stabilire delle abitudini sull’orario di andare a dormire, che tuo figlio possa seguire e rispettare. Gli studi dimostrano che dopo soltanto un’ora di sonno persa, le capacità cognitive dei bambini possono essere ridotte di due interi anni scolastici, di conseguenza è importante che si riposino il più possibile prima di andare a scuola. La tua routine dovrebbe includere del tempo per rilassarsi. Spegni la televisione, la musica o qualunque altro dispositivo elettronico e parla dolcemente con tuo figlio nel letto o leggigli qualcosa. Non dare a tuo figlio snack contenenti zucchero appena prima di andare a letto o sarà più difficile farlo addormentare. Stimola tuo figlio a sviluppare nuove abilità ogni settimana. Anche se non devi iscriverlo a dieci diverse attività ogni settimana, dovresti trovare almeno una o due attività che gli piacciono e inserirle nella sua routine settimanale. Può trattarsi di qualsiasi cosa, dal calcio alle lezioni di arte, non ha importanza cosa sia purché tuo figlio mostri un talento o una passione per qualcosa. Fagli sapere che sta facendo un ottimo lavoro e incoraggialo ad andare avanti. Accompagnare tuo figlio a diverse lezioni lo aiuterà anche a socializzare con gli altri bambini. Non impigrirti. Se tua figlia si lamenta perché non vuole andare alla lezione di pianoforte, ma sai che in fondo le piace, non cedere solo perché non te la senti di guidare fin là. Concedi ogni giorno a tuo figlio del tempo sufficiente per giocare. ”Il momento del gioco” non significa lasciare tuo figlio seduto davanti alla televisione in balia delle costruzioni mentre tu lavi i piatti. “Il momento del gioco” significa far sedere tuo figlio in camera sua o nell’area dedicata al gioco impegnandolo attivamente con giochi stimolanti mentre lo aiuti a esplorare le sue possibilità. Anche se potresti essere stanca, è importante mostrare a tuo figlio il vantaggio di giocare coi suoi giochi, affinché acquisisca gli stimoli di cui ha bisogno e impari a giocare da solo. Non importa se non hai 80 milioni di giocattoli con cui farlo giocare. È la qualità e non la quantità che conta. Potresti scoprire che il suo gioco preferito del mese è un rotolo di carta igienica vuoto. Parte 2 di 4: Amare tuo Figlio Impara ad ascoltare i tuoi bambini. Influire sulla loro vita è una delle cose più straordinarie che tu possa fare. È facile disinteressarsi dei propri figli ed è un’opportunità sprecata per fornire loro una guida importante. Se non ascolti mai i tuoi figli e passi tutto il tempo a urlare ordini verso di loro, non si sentiranno rispettati o amati. La nonna di mio marito, Nana Mae, era una persona che non perdeva mai di vista la bellezza che le stava intorno. Ogni volta che eri con lei, non c’era un momento in cui non ti facesse complimenti o ti dicesse com’era bello qualcosa. Non mi dimenticherò mai quella volta che Mike ed io la portammo a Los Angeles in macchina per Natale. Eravamo fermi in una stazione di servizio sulla I-5, quando improvvisamente Nana puntò un dito fuori dal finestrino e disse: “Bello”. Mi voltai per vedere di cosa stesse parlando… Tutto quel che vidi era un camion della spazzatura verde che si era fermato lì vicino. “È un bel verde”, disse lei, scuotendo il capo. Stava proprio guardando il camion. Sorrisi. Stava parlando di un camion della spazzatura, ma riusciva lo stesso a vederci qualcosa di bello. Come madri, anche noi possiamo scegliere se vedere la bellezza o no. Possiamo cercarla in mezzo a quella che a volte sembra la spazzatura della nostra giornata: il disordine dappertutto, i bambini che litigano, l’aggirarsi come pazze. E abbiamo un grande ruolo nello stabilire una tonalità di “bellezza” nella nostra famiglia. Tu stai portando la bellezza? O vedi solo il camion della spazzatura (come ho fatto io), invece del suo bel colore verde? Stai raccogliendo i ricordi che si preparano davanti a te, o stai perdendo la pazienza e sognando di avere un minuto solo per te? Ti stai gustando il presente, o vuoi soltanto che il tempo acceleri perché i tuoi figli possano crescere e arrivare in fretta allo stadio successivo quando le cose saranno più facili, se il cielo vorrà? Ti stai fermando ad assorbire questi momenti di essere [madre o padre] di un neonato, di un bimbo di sei mesi, di uno di due anni, perfino di un adolescente? A volte è difficile (credimi, lo so), ma è lì che si trova la vera bellezza: in quei momenti in cui ci s’immerge in essa intenzionalmente, in quelle scelte di essere grate e meravigliarsi di tutto quel che viene con l’essere [genitori]. Quando lo facciamo, la troviamo. Troviamo la bellezza. E ti auguro molti momenti belli oggi! —Genny Heikka, adattato Courtesy of http://anchor.tfionline.com/it/post/scoprire-la-bellezza/. Photo by D Sharon Pruitt via Flickr.com.
È sorprendente come i bambini riescano a stupirti in modo positivo! Può essere difficile capire tutte le loro azioni, quando sembrano comportarsi deliberatamente male o in modo contrario alle vostre attese. A volte è quasi impossibile sapere cosa gira nella loro testolina, perché le loro azioni contraddicono le vostre istruzioni o le cose che ritenete giuste. Scoprirete, però, che nonostante il loro comportamento dispettoso hanno un buon cuore, specialmente se li educate su nel modo giusto e insegnate loro ad amare e rispettare gli altri. I bambini non vedono le cose come gli adulti. Dovreste tenerlo a mente quando il vostro piccolo sembra avere doti speciali per mettersi nei pasticci. Stanno esplorando la vita, così quello che a voi sembra un “no” molto ovvio, nella mente di un bambino potrebbe non essere altrettanto chiaro. Forse nessuno ha spiegato loro perché non devono toccare una cosa, o perché non devono reagire in un certo modo. Per loro ogni giorno è una nuova esperienza di apprendimento e voi, i genitori, siete i loro insegnanti; oggi insegnate loro delle piccole cose che più tardi nella vita marcheranno il passo per cose più importanti. Ci vogliono amore, comprensione, fede e pazienza per allevare un bambino. Bisogna vederli per quello che possono essere, prendere nota del bene anche quando hanno la tendenza ad essere fastidiosi. Se dedicate tempo ai vostri figli e insegnate loro a distinguere il bene dal male, il frutto di quel che seminate nella loro vita si farà notare. Anche se i vostri figli hanno dei momenti difficili, ma voi date loro un amore e un sostegno costante e mantenete con loro dei giusti criteri di ciò che è giusto e sbagliato, ne varrà la pena, anche se a volte non sembrerà. Se continuate a guidarli con amore nella direzione giusta, il bene verrà sempre alla luce e forse proprio nei momenti in cui meno ve l’aspettate. Come dice il proverbio, “insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Proverbi 22,6). Quello che insegnate ai vostri figli da piccoli prima o poi darà frutto. Il bene non si manifesterà soltanto un giorno lontano, ma ne vedrete i frutti ogni giorno, se solo vi sforzerete di vederli. Non saltate subito alle conclusioni, ma guardate con gli occhi della fede e della possibilità e i vostri figli vi sorprenderanno. Text © The Family International. Used with permission.
Tratto da "Il Prof. Washington", di Les Brown
Un giorno, quando frequentavo il terzo anno delle scuole superiori, entrai in un’aula che non era la mia, per aspettare un amico; di punto in bianco apparve l’insegnante di quella classe, il professor Washington, che mi chiese di scrivere qualcosa alla lavagna, un calcolo o qualcosa del genere. Gli dissi che non potevo farlo. “E perché no?” Mi chiese. “Perché non sono un suo studente”, risposi. Non importa”, mi disse. “Vai alla lavagna lo stesso”. “Non posso farlo”, insistei. “Perché no?” Mi chiese di nuovo. Ci fu una pausa imbarazzata da parte mia. “Perché seguo la preparazione scolastica per il ritardo mentale”, riuscii a dire. Si alzò dalla scrivania, mi guardò e mi disse: “Non lo dire mai più. L’opinione che qualcuno ha di te non deve diventare la tua realtà”. Fu un momento di vera liberazione per me. Da un lato mi sentii umiliato, perché gli altri studenti avevano riso di me: erano venuti a sapere che seguivo un corso per il ritardo mentale. Però d’altro canto mi sentii liberato, perché il professore aveva cominciato ad attirare la mia attenzione sul fatto che non ero costretto a vivere entro i limiti angusti dell’opinione che altri avevano di me. E così il professor Washington divenne il mio pigmalione. Prima di questa esperienza ero stato bocciato due volte e in quinta elementare ero stato classificato fra gli alunni che dovevano seguire il corso speciale di istruzione per il ritardo mentale ed ero stato spostato dalla quinta alla quarta. In seguito ero stato bocciato di nuovo in terza media. Così, il prof. Washington portò un cambiamento radicale nella mia vita. Di lui dico sempre che aveva la stessa percezione di Goethe, il quale disse: “Prendi in considerazione un uomo per quello che è, e può solo fare di peggio. Ma consideralo per quello che potrebbe essere e diventerà come dovrebbe essere”. Il prof. Washington credeva che “nessuno si innalza al livello delle aspettative che si hanno di lui, se queste sono basse”. Egli dava sempre ai suoi studenti la sensazione che si aspettasse molto da loro e di conseguenza noi ci sforzavamo tutti di non deludere le sue aspettative. Un giorno, quando ero ancora ai primi anni della scuola superiore, lo sentii fare un discorso ai ragazzi che si stavano diplomando. Egli disse loro: “Dentro di voi c’è grandezza, avete qualcosa di speciale. Se solo uno di voi potesse cogliere una visione più ampia di sé, di ciò che può apportare a questo mondo, della sua speciale ed unica essenza ed identità, allora, in un contesto storico, questo mondo non sarà mai più lo stesso. Potete far sì che i vostri genitori vadano fieri di voi, che la vostra scuola, la vostra comunità vadano fieri di voi. Potete avere influenza su milioni di vite”. Stava parlando ai diplomandi, ma sembrava che quel discorso fosse rivolto a me. A quel punto tutti si alzarono in piedi per applaudirlo. Più tardi lo raggiunsi nel parcheggio e gli dissi: “Prof. Washington, si ricorda di me? Ero nell’aula magna quando lei ha fatto il suo discorso ai diplomandi”. “E lei che ci faceva là? Mica si sta diplomando” mi disse. “Sì, lo so”, gli risposi. “Ma il discorso che lei ha fatto, l’ho sentito dalle porte aperte dell’aula magna e quel discorso era per me, signore. Lei ha detto che in loro c’è grandezza. Anche in me c’è grandezza, signore?” “Sì, sig. Brown”, mi disse. “Ma che ne dice del fatto che sono stato rimandato in inglese, matematica e storia, e che devo fare un corso di ricupero quest’estate? Io sono più lento di comprendonio della maggior parte dei ragazzi, signore. Non sono intelligente come mio fratello o mia sorella, che frequentano l’università di Miami”. “Non ha importanza. Vuol solo dire che lei deve lavorare più sodo. Ma i suoi voti non determinano quello che lei è o quello che può produrre nella vita”. “Voglio comprare una casa a mia madre”. “È possibile, sig. Brown, lei lo può fare”. E fece per andarsene. “Prof. Washington…” “Cosa vuole adesso?” “Ehm… sono io, signore. Si ricordi di me, si ricordi il mio nome. Un giorno lo sentirà. La renderò fiero di me. Quello sono io, signore”. La scuola fu veramente una lotta per me. Venivo promosso perché non mi comportavo male. Ero un bravo ragazzo, ero divertente, facevo ridere la gente. Ero educato, rispettoso, così gli insegnanti mi promuovevano. Ma la cosa non mi era di grande aiuto. Invece il prof. Washington era esigente con me, mi faceva capire che ero responsabile dei miei progressi. Ma riuscì a farmi avere la fiducia in me stesso, che ce la potevo fare. Divenne il mio istruttore nel mio ultimo anno delle superiori, sebbene facessi ancora parte del programma di ricupero. Normalmente uno studente del corso speciale come me non poteva seguire i corsi di dizione e di recitazione, ma mi dettero un permesso speciale perché io li potessi seguire con lui, perché il preside si era reso conto che c’era un legame speciale fra di noi, che egli aveva avuto su di me un’influenza positiva, anche perché avevo cominciato ad avere buoni risultati scolastici. Per la prima volta nella mia vita il mio nome apparve sull’albo d’oro, l’elenco degli studenti che si erano distinti nello studio. Volevo davvero fare una gita insieme al gruppo teatrale e bisognava essere nell’albo d’oro per potervi partecipare: fu un vero miracolo! Il prof. Washington ridefinì in maniera totalmente diversa l’immagine che io avevo di me stesso. Mi dette una visione più ampia delle mie possibilità, ben oltre il mio condizionamento mentale e le circostanze in cui ero cresciuto. Anni dopo produssi cinque spettacoli che furono trasmessi in televisione. Gli feci telefonare da alcuni amici mentre il mio programma “Lo meriti” veniva trasmesso sul canale che curava il settore educativo della televisione di Miami. Stavo aspettando vicino al telefono quando la sua chiamata mi raggiunse a Detroit. Disse: “Posso parlare con il sig. Brown, per favore?” “Chi parla?” “Lo sa chi parla”. “Oh, prof. Washington, è lei!” “Quello era lei, vero?” “Sì, signore, ero io”. Maria Fontaine, adattato Alcuni mesi fa eravamo su un aereo e c’era una bambina di circa dieci o undici anni, seduta nella fila davanti a me dall’altro lato del corridoio. Aveva un bellissimo album da colorare che ovviamente sua madre aveva portato apposta per il volo. Nella stessa fila c’era un’altra bambina, più o meno della stessa età, il cui padre era seduto nella fila alle sue spalle. Lei non aveva nessun album da colorare, anzi sembrava che non avesse nulla che la tenesse occupata. La bambina con l’album era impegnata a colorare, con tutti i pastelli sparsi sul tavolino, mentre l’altra li osservava con desiderio. Mi è dispiaciuto per quest’ultima, così ho pregato che l’altra si sentisse ispirata a togliere una pagina dal suo bell’album e darglielo. E infatti dopo un po’ l’ho vista strappare un foglio e darlo alla sua vicina insieme a qualche pastello. Mi sono piegata in avanti e le ho detto che era stato davvero un bel gesto condividere il suo album. Il suo viso si è illuminato ed è stata chiaramente contenta che qualcuno avesse notato il suo gesto. Non so fin dove arriverà quel piccolo scambio di parole, ma mi piace pensare che la prossima volta che dovrà decidere di condividere qualcosa, si ricorderà della signora che era orgogliosa di lei per aver preso la decisione giusta. Tutti desiderano incoraggiamento. C’è una domanda che possiamo farci: “Che cosa posso dire a mio figlio, per aiutarla in qualche modo? Qualcosa che possa sollevare il suo spirito, allietare la sua giornata, farla sentire apprezzata, stimata e meritevole, farle sentire che quello che fa è importante?” Anche gli conversazioni con tuo bambino più brevi possono offrire «una parola detta al tempo giusto» (Proverbi 11,25), qualcosa che dia vostri bambino fede in se stessa. Adattato da un articolo pubblicato nella rivista Contatto.
Il film “La forza della volontà” narra la storia di Jaime Escalante, un immigrante boliviano negli USA che insegnava alla Garfield High School, nei quartieri poveri di Los Angeles. Ottenne dei notevoli risultati con studenti noti per essere particolarmente difficili. Una storia che il film non racconta è quella dell’“altro Johnny”. Escalante aveva due studenti di nome Johnny nella sua classe. Uno aveva sempre i voti migliori, l’altro quelli peggiori. Il primo era cordiale, collaborava con gli insegnanti, lavorava sodo ed era simpatico a tutti gli altri studenti. Il secondo Johnny era astioso e arrabbiato, non collaborava, disturbava e in generale era antipatico a tutti. Una sera, a una riunione genitori-insegnanti, una madre si avvicinò emozionata a Escalante e gli chiese: “Come va il mio Johnny?” Escalante pensò che la madre del secondo Johhny non avrebbe certamente fatto una simile domanda, così descrisse il primo Johnny in termini entusiastici, dicendo che era uno studente fantastico, simpatico ai compagni di classe e cooperativo, uno che lavorava sodo e che avrebbe senz’altro fatto strada nella vita. La mattina dopo, Johnny – il secondo – si presentò a Escalante e gli disse: “Sono veramente grato per quello che ha detto di me a mia madre. Voglio solo dirle che mi metterò a studiare sul serio perché quello che ha detto diventi realtà”. Alla fine di quel semestre se la cavava già bene e alla fine dell’anno scolastico era nella lista d’onore dell’istituto. Se trattiamo vostri figli come se fossero l’“altro Johnny”, è estremamente probabile che migliorino le loro prestazioni. Qualcuno potrebbe giustamente dire che la maggior parte delle persone che hanno raggiunto il successo è stata spinta dagli incoraggiamenti piuttosto che dai brontolii. Questo esempio ci spinge a chiederci cosa succederebbe a tutti gli “altri Johnny” del mondo, se qualcuno dicesse qualcosa di veramente buono su di loro. —Zig Ziglar ***** Tutti hanno bisogno e vogliono essere apprezzati per i loro risultati. Un bambino che giocava a freccette col padre disse: “Giochiamo a freccette. Io le tiro e tu dici: ‘Bravo!’” Ecco quello che una persona incoraggiante fa per gli altri. Di solito tendiamo a diventare ciò che la persona più importante nella nostra vita pensa che potremmo essere. Pensate il meglio, credete il meglio e dite il meglio degli altri. Le vostre affermazioni non solo vi renderanno più attraenti ai loro occhi, ma vi permetteranno di avere un ruolo importante nel loro sviluppo personale. —John C. Maxwell Per gentile concessione di www.anchor.tfionline.com. Usato con permesso. Ogni cambiamento positivo, per piccolo che sia, cambia il mondo in meglio. Possiamo farlo migliorando la vita delle persone intorno a noi, mediante gesti di affetto e considerazione e dimostrando fede in loro. Ecco alcuni suggerimenti pratici per aiutarti a cominciare a cambiare il mondo un cuore alla volta: • Incoraggia le buone qualità. Cerca di pensare ad almeno una cosa eccezionale che trovi in tuo bambino, poi fai di tutto per farglielo sapere. Non tirarti indietro; non si stancherà di sentirtelo dire. Quel che fai è costruire la sua fiducia in quel campo specifico, poi, man mano che acquista fiducia, comincerà a migliorare anche in altri campi. • Rendili responsabili. Affida loro responsabilità nei punti in cui sono particolarmente forti. Fai in modo che si sentano necessari, apprezzati e degni di fiducia. • Apprezzali per ciò che sono. Apprezzare vostri figli per quello che fanno è importante. A tutti piace essere ringraziati, ma esserlo per una caratteristica personale dà una sensazione più piacevole che esserlo solo per i risultati ottenuti. • Rallenta. Ci vuole tempo per vedere tuo bambino sotto una luce nuova. Vai più piano nei tuoi rapporti con gli altri e dà a Dio l’opportunità di rivelare il suo modo di vedere le cose. • Lascia stare il passato. A nessuno piace essere etichettato. Sii disposto a vedere tuo bambino per quello che è oggi, o per quello che può essere domani. Adattato da un articolo pubblicato nella rivista Contatto. Basato sugli scritti di David Brandt Berg Il segreto di crescere dei bambini felici, adattabili e ben educati è in realtà piuttosto semplice: l’amore; ma comprendere come mettere in pratica quell’amore non è sempre chiaro o facile. Ecco dieci suggerimenti che sicuramente vi saranno d’aiuto.
Pubblicato originariamente nella rivista Contatto. Usato con permesso. Foto (c) 123RF Stock Photos |
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