L’arte della lode, che nel gergo psicologico attuale è definito rinforzo positivo, è un’arte essenziale da imparare per un genitori o un insegnante. ... Gli adolescenti che vengono nel mio ufficio mi ripetono sempre: “Mio padre se la prende con me quando vado male a scuola, ma se arrivo a casa con un bel voto fa finta di niente, come se avessi finalmente fatto il mio dovere”. Fermatevi un po’ a pensare. Da quanto tempo non dedicate 60 secondi a parlare a vostro figlio o vostra figlia di qualche cosa di buono che hanno fatto? —Alan Loy McGinnis
*** Un’infermiera mi fece entrare nella stanza dove giaceva mia nonna. In quel letto d’ospedale sembrava così piccola. Stavo per entrare in seminario ed avevo la mente piena di dubbi. Avevo appena rinunciato a frequentare la facoltà di medicina e tutti pensavano che stessi facendo un errore. Avevo un bisogno disperato di un consiglio da mia nonna, ma l’infermiera mi aveva avvertito che non le era rimasta molta forza. Passò mezz’ora e mia nonna non si era ancora mossa, così cominciai a parlarle. Improvvisamente lei si svegliò e chiese: "Danny, sei tu?" Mi disse che tutta la sua vita era stata guidata dalla fede. Pochi minuti dopo l’atmosfera della stanza era piena di pace. Diedi un bacio alla nonna e feci per andarmene, ma le sentii sussurrare alcune parole di commiato. Mi abbassai per ascoltare: “Ho fiducia in te”, mi disse. Mia nonna morì quella stessa notte, ma in oltre 26 anni di lavoro come psicologo cristiano ho ripetuto quelle parole molte volte. Quattro piccole parole possono fare una differenza enorme. —Dan Montgomery *** Una settimana prima di morire, quando io frequentavo l’università, mio padre mi prese da parte e mi mostrò una scatola piena di ritagli di giornali e di riviste, con articoli che lui aveva scritto e che aveva nascosto lì. Quando gli chiesi con sorpresa come mai non me li avesse mai fatti vedere prima, lui rispose: “Tua madre mi ha sempre scoraggiato dallo scrivere, perché non ho un’istruzione superiore, così l’ho fatto di nascosto da lei”. Mia madre non intendeva scoraggiarlo, ma aveva fatto un’affermazione che le sembrava logica: se non hai un’istruzione, non dovresti scrivere. Mio padre non si era lasciato abbattere da questo atteggiamento, ma aveva “nascosto la sua lampada sotto il moggio”. Mi disse che aveva scritto un articolo per la rivista Advance, che però non era stato pubblicato. “Si vede che questa volta ho mirato un po’ troppo in alto”, mi confidò. Rimasi toccata dal fatto che mi avesse parlato del suo interesse e dell’articolo che aveva mandato ad Advance. Pochi giorni dopo mio padre ebbe un infarto e morì in una stazione della metropolitana di Boston. Il giorno del suo funerale uscì il nuovo numero della rivista Advance — con il suo articolo. Se non fosse stato per le sue confidenze non avrei mai aperto quel numero. Ora ho incorniciato l’articolo insieme ad una foto di mio padre e lo tengo appeso nel mio studio. Ogni volta che lo vedo mi chiedo quanta strada quell’uomo avrebbe potuto fare come scrittore, se qualcuno avesse creduto in lui. Viviamo in un mondo scoraggiante, pieno di persone che ci sminuiscono. Possiamo illuminarne l’oscurità con queste semplici parole: “Ho fiducia in te!” —Florence Littauer
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![]() Chalsey Dooley Alcuni giorni sembrano magici: le cose vanno bene, metto in pratica idee nuove, vedo i risultati pratici delle ore dedicate ai miei vari compiti. Poi ci sono momenti in cui arrivo alla fine della giornata e mi sembra di non aver realizzato niente d’importante. Certo, ho nutrito e vestito i bambini; hanno svolto le loro attività scolastiche, hanno giocato nel parco… ma desidero qualcosa di più. Voglio poter depennare altre cose dalla mia lista di progetti. Voglio poter dire di aver fatto progressi enormi. Invece, mi sento come se la mia vita fosse rimasta indietro in molti campi. Alcuni mesi fa, alla fine di una lunga giornata, stavo cercando di allontanare il peso dello scoraggiamento per tutte le cose di cui dovevo prendermi cura, con problemi che si ammucchiavano più in fretta di quanto potessi risolverli. Poi entrai nella stanza e scoprii che mio figlio Patrick, di due anni, aveva preso il suo soffice ornitorinco di peluche, aveva riempito il lavandino, gli aveva dato una bella lavata e adesso lo stava cospargendo del bicarbonato che uso per pulire. Non avevo proprio bisogno di fare altre pulizie, ma era una cosa carina, così risi tra me, pensando: Anche se non riuscirò a fare nient’altro, per lo meno l’ornitorinco è pulito! Più tardi, mentre guardavo i bambini felicemente sistemati nei lettini in attesa della storia della buonanotte, decisi di cambiare i miei criteri di valutazione per «risultati» e «una buona giornata». Adesso mi sono fatto una lista nuova e vedo quanti punti riesco a depennare.
Domani è un altro giorno. Alla fine le liste in agenda saranno sistemate. Vai avanti. Respira. Sorridi. Vai avanti. Respira. Sorridi. Alla fine arriveremo «là», dovunque quel «là» si trovi. Chalsey Dooley scrive materiale per bambini e insegnanti; si occupa dell’educazione in casa dei suoi figli; vive in Australia. Vedi www.nurture-inspire-teach.com. Per gentile concessione della rivista Contatto. Photo: Kate Henderson/Flickr
Dina Ellens Non l’apprezzavo molto quando ero più giovane, ma ripensandoci, mi rendo conto dell’influenza che ebbe su di me la fede di mio padre in Dio. Ho dei bei ricordi di quando stavo in piedi al suo fianco in chiesa, cantando inni con tutto il cuore. La mia famiglia è originaria dell’Olanda e i canti preferiti di mio padre erano in olandese. Dopo essere andata via di casa per vivere per conto mio, ce n’era uno in particolare che mi ritornava in mente, soprattutto quando mi sentivo scoraggiata o preoccupata. La traduzione fa più o meno così: Una piccola nave, custodita da Gesù, il simbolo della croce sulla sua bandiera, salva tutte le persone in pericolo, anche se le onde sono forti e alte e le tempeste sono minacciose. A bordo con noi c’è il Figlio di Dio e siamo al sicuro, da Lui custoditi. Questa canzone si ricollega al ricordo di un’avventura della mia infanzia: Era il 1953 e i miei genitori avevano deciso di emigrare negli Stati Uniti. Abbiamo attraversato l’Atlantico su un vecchio mercantile trasformato in nave passeggeri. Io e i miei due fratelli eravamo entusiasti di essere a bordo di una grande nave. Passavamo le giornate in esplorazione e in poco tempo facemmo amicizia con tutti membri dell’equipaggio. Avevo solo quattro anni, ma mi ricordo l’odore di olio e di catrame, unito alla salsedine, un odore che mi riempie ancora dello stesso senso di avventura ed eccitazione che provai il giorno in cui salimmo sulla nave a Rotterdam. Non avevo proprio idea dell’avventura che ci aspettava. Dopo diversi giorni, la nave fu sorpresa da una tempesta vicino al Mar dei Sargassi, al centro del famigerato Triangolo delle Bermude. La turbolenza provocata dalla tempesta rimescolò gli estesi ammassi di un’alga chiamata sargasso, che si aggrovigliarono intorno alle eliche della nave. Questa s’inclinò improvvisamente da un alto, facendo cadere mobili e passeggeri. Per fortuna nessuno di noi si fece male, ma la nave, con le eliche inutilizzabili, rimase a galleggiare impotente nell’oceano in tempesta. Mio padre portò noi tre bambini nella nostra cuccetta e ci mise a letto. Ora mi rendo conto di ciò che gli deve essere passato per la testa, con la sua famiglia colta in queste acque pericolose dove così tante navi e tante ciurme sono andate perse. Invece di cedere al panico, però, mio padre pregò con noi e cantò quell’inno. Anche se le onde sbattevano la nave da tutte le parti e noi eravamo persi nella notte e nella burrasca, non provai alcuna paura. Al mattino il mare ritornò calmo e l’equipaggio riuscì astabilire un contatto radio con il porto più vicino. Ben presto vedemmo con sollievo arrivare un robusto rimorchiatore nero, che portò la nostra grande nave impotente nel porto di Newport News, in Virginia, dove rimase due settimane in cantiere per le riparazioni. La mia mente di bambina ritenne alcuni ricordi, come lo sbandamento improvviso che mi fece perdere l’equilibrio e rotolare sotto alcuni mobili, ma soprattutto la sensazione di sicurezza che provai quando mio padre pregò e cantò in modo così rassicurante. Mio padre m’insegnò la fede con il suo esempio di fiducia in Dio in qualsiasi circostanza. Ogni volta che i problemi della vita sono sembrati enormi e minacciosi come le onde di quel mare in burrasca, ho cantato quella canzoncina e mi sono sempre sentita incoraggiata, ricordandomi la fede di mio padre in mezzo alla tempesta. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso.
La nonna di mio marito, Nana Mae, era una persona che non perdeva mai di vista la bellezza che le stava intorno. Ogni volta che eri con lei, non c’era un momento in cui non ti facesse complimenti o ti dicesse com’era bello qualcosa. Non mi dimenticherò mai quella volta che Mike ed io la portammo a Los Angeles in macchina per Natale. Eravamo fermi in una stazione di servizio sulla I-5, quando improvvisamente Nana puntò un dito fuori dal finestrino e disse: “Bello”. Mi voltai per vedere di cosa stesse parlando… Tutto quel che vidi era un camion della spazzatura verde che si era fermato lì vicino. “È un bel verde”, disse lei, scuotendo il capo. Stava proprio guardando il camion. Sorrisi. Stava parlando di un camion della spazzatura, ma riusciva lo stesso a vederci qualcosa di bello. Come madri, anche noi possiamo scegliere se vedere la bellezza o no. Possiamo cercarla in mezzo a quella che a volte sembra la spazzatura della nostra giornata: il disordine dappertutto, i bambini che litigano, l’aggirarsi come pazze. E abbiamo un grande ruolo nello stabilire una tonalità di “bellezza” nella nostra famiglia. Tu stai portando la bellezza? O vedi solo il camion della spazzatura (come ho fatto io), invece del suo bel colore verde? Stai raccogliendo i ricordi che si preparano davanti a te, o stai perdendo la pazienza e sognando di avere un minuto solo per te? Ti stai gustando il presente, o vuoi soltanto che il tempo acceleri perché i tuoi figli possano crescere e arrivare in fretta allo stadio successivo quando le cose saranno più facili, se il cielo vorrà? Ti stai fermando ad assorbire questi momenti di essere [madre o padre] di un neonato, di un bimbo di sei mesi, di uno di due anni, perfino di un adolescente? A volte è difficile (credimi, lo so), ma è lì che si trova la vera bellezza: in quei momenti in cui ci s’immerge in essa intenzionalmente, in quelle scelte di essere grate e meravigliarsi di tutto quel che viene con l’essere [genitori]. Quando lo facciamo, la troviamo. Troviamo la bellezza. E ti auguro molti momenti belli oggi! —Genny Heikka, adattato Courtesy of http://anchor.tfionline.com/it/post/scoprire-la-bellezza/. Photo by D Sharon Pruitt via Flickr.com.
![]() Che cos’è l’amore incondizionato? È esattamente quello che le parole significano: amare una persona senza condizioni, solo per quello che è e non per quello che fa. —Zig Ziglar * I bambini eccezionali sono esattamente quello: eccezioni. La vasta maggioranza dei bambini non è sorprendentemente brillante, estremamente acuta, grandemente coordinata, tremendamente dotata, o universalmente popolare! Sono soltanto ragazzini con un enorme bisogno di essere amati e accettati per quel che sono. —James Dobson * Vedere i vostri figli, o voi stessi, da un punto di vista analitico o critico e desiderare che siano fatti in un certo modo piuttosto che in un altro, può privarvi della vostra felicità, della vostra ispirazione, della vostra pace spirituale e della vostra soddisfazione personale, per non parlare dell’effetto che può avere sui figli. I bambini ricordano le cose molto chiaramente e sono influenzati direttamente dall’atteggiamento dei genitori e da quello che questi pensano di loro. Così, se parlate continuamente di vostro figlio con fede e in maniera positiva, sia a lui sia agli altri, ciò avrà un effetto buono, ispirante e positivo su di lui e sarà molto più probabile che finisca per assomigliare alla persona che desiderate e vi aspettate che sia. Se però pensate o parlate di vostro figlio in maniera negativa, potreste fargli pensare a se stesso in modo negativo, ostacolando la sua felicità e la sua autostima, i suoi risultati e il suo modo di vedere se stesso. La fede genera fede; gli atteggiamenti positivi generano altri atteggiamenti positivi, sia verso se stessi che nei riguardi di chi vi sta intorno. Spesso basta dimostrare fede in qualcuno per aiutarlo a tirar fuori il meglio di sé. —Gesù, parlando in profezia * Avere uno spirito di approvazione vuol dire amare i propri figli anche quando si oppongono o sono di pessimo umore. Devono sapere che il loro vero valore non si basa sulla loro bellezza, sul loro cervello, o sul loro comportamento, ma sul semplice fatto che sono persone create da Dio. —Dan Benson * Per costruire un rapporto d’amore e rispetto, dovete ricordare che la reazione dei vostri figli verso di voi dipende da quello che provano nei vostri confronti. Se provano sentimenti d’amore e rispetto, le loro reazioni saranno obbedienti e amorevoli, perché è quello che desiderano fare. […] Non c’è vera unità senza rispetto. —Zig Ziglar * I bambini prosperano con i complimenti. È più importante lodare un bambino per le sue buone azioni e il suo buon comportamento, che sgridarlo per una cattiva condotta. Accentuate sempre il lato positivo. —David Brandt Berg * Alcuni modi per dimostrare amore e rispetto ai bambini
* Incoraggiate le qualità e le caratteristiche individuali dei bambini:
* I vostri figli dipendono da voi per vedere un esempio del mio amore per loro in maniera facile da comprendere, conoscere, assimilare e sentire. Se non fate vedere loro il mio amore, come faranno a sapere che li amo? Voi siete una manifestazione del mio amore per loro. I bambini sono fragili nelle loro emozioni, anche quelli che non lo dimostrano molto, e voglio mostrare loro che li amo, che mi curo di loro e che voglio stare vicino e fare cose speciali per loro. Il vostro amore, manifestato nel tempo che passate con loro, è uno dei modi migliori in cui un bambino sente il mio amore attraverso di voi. E proprio come Io amo fervidamente voi, amo anche loro — più di quanto possiate immaginare. —Gesù, in profezia È sorprendente come i bambini riescano a stupirti in modo positivo! Può essere difficile capire tutte le loro azioni, quando sembrano comportarsi deliberatamente male o in modo contrario alle vostre attese. A volte è quasi impossibile sapere cosa gira nella loro testolina, perché le loro azioni contraddicono le vostre istruzioni o le cose che ritenete giuste. Scoprirete, però, che nonostante il loro comportamento dispettoso hanno un buon cuore, specialmente se li educate su nel modo giusto e insegnate loro ad amare e rispettare gli altri. I bambini non vedono le cose come gli adulti. Dovreste tenerlo a mente quando il vostro piccolo sembra avere doti speciali per mettersi nei pasticci. Stanno esplorando la vita, così quello che a voi sembra un “no” molto ovvio, nella mente di un bambino potrebbe non essere altrettanto chiaro. Forse nessuno ha spiegato loro perché non devono toccare una cosa, o perché non devono reagire in un certo modo. Per loro ogni giorno è una nuova esperienza di apprendimento e voi, i genitori, siete i loro insegnanti; oggi insegnate loro delle piccole cose che più tardi nella vita marcheranno il passo per cose più importanti. Ci vogliono amore, comprensione, fede e pazienza per allevare un bambino. Bisogna vederli per quello che possono essere, prendere nota del bene anche quando hanno la tendenza ad essere fastidiosi. Se dedicate tempo ai vostri figli e insegnate loro a distinguere il bene dal male, il frutto di quel che seminate nella loro vita si farà notare. Anche se i vostri figli hanno dei momenti difficili, ma voi date loro un amore e un sostegno costante e mantenete con loro dei giusti criteri di ciò che è giusto e sbagliato, ne varrà la pena, anche se a volte non sembrerà. Se continuate a guidarli con amore nella direzione giusta, il bene verrà sempre alla luce e forse proprio nei momenti in cui meno ve l’aspettate. Come dice il proverbio, “insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Proverbi 22,6). Quello che insegnate ai vostri figli da piccoli prima o poi darà frutto. Il bene non si manifesterà soltanto un giorno lontano, ma ne vedrete i frutti ogni giorno, se solo vi sforzerete di vederli. Non saltate subito alle conclusioni, ma guardate con gli occhi della fede e della possibilità e i vostri figli vi sorprenderanno. Text © The Family International. Used with permission.
Tratto da "Il Prof. Washington", di Les Brown
Un giorno, quando frequentavo il terzo anno delle scuole superiori, entrai in un’aula che non era la mia, per aspettare un amico; di punto in bianco apparve l’insegnante di quella classe, il professor Washington, che mi chiese di scrivere qualcosa alla lavagna, un calcolo o qualcosa del genere. Gli dissi che non potevo farlo. “E perché no?” Mi chiese. “Perché non sono un suo studente”, risposi. Non importa”, mi disse. “Vai alla lavagna lo stesso”. “Non posso farlo”, insistei. “Perché no?” Mi chiese di nuovo. Ci fu una pausa imbarazzata da parte mia. “Perché seguo la preparazione scolastica per il ritardo mentale”, riuscii a dire. Si alzò dalla scrivania, mi guardò e mi disse: “Non lo dire mai più. L’opinione che qualcuno ha di te non deve diventare la tua realtà”. Fu un momento di vera liberazione per me. Da un lato mi sentii umiliato, perché gli altri studenti avevano riso di me: erano venuti a sapere che seguivo un corso per il ritardo mentale. Però d’altro canto mi sentii liberato, perché il professore aveva cominciato ad attirare la mia attenzione sul fatto che non ero costretto a vivere entro i limiti angusti dell’opinione che altri avevano di me. E così il professor Washington divenne il mio pigmalione. Prima di questa esperienza ero stato bocciato due volte e in quinta elementare ero stato classificato fra gli alunni che dovevano seguire il corso speciale di istruzione per il ritardo mentale ed ero stato spostato dalla quinta alla quarta. In seguito ero stato bocciato di nuovo in terza media. Così, il prof. Washington portò un cambiamento radicale nella mia vita. Di lui dico sempre che aveva la stessa percezione di Goethe, il quale disse: “Prendi in considerazione un uomo per quello che è, e può solo fare di peggio. Ma consideralo per quello che potrebbe essere e diventerà come dovrebbe essere”. Il prof. Washington credeva che “nessuno si innalza al livello delle aspettative che si hanno di lui, se queste sono basse”. Egli dava sempre ai suoi studenti la sensazione che si aspettasse molto da loro e di conseguenza noi ci sforzavamo tutti di non deludere le sue aspettative. Un giorno, quando ero ancora ai primi anni della scuola superiore, lo sentii fare un discorso ai ragazzi che si stavano diplomando. Egli disse loro: “Dentro di voi c’è grandezza, avete qualcosa di speciale. Se solo uno di voi potesse cogliere una visione più ampia di sé, di ciò che può apportare a questo mondo, della sua speciale ed unica essenza ed identità, allora, in un contesto storico, questo mondo non sarà mai più lo stesso. Potete far sì che i vostri genitori vadano fieri di voi, che la vostra scuola, la vostra comunità vadano fieri di voi. Potete avere influenza su milioni di vite”. Stava parlando ai diplomandi, ma sembrava che quel discorso fosse rivolto a me. A quel punto tutti si alzarono in piedi per applaudirlo. Più tardi lo raggiunsi nel parcheggio e gli dissi: “Prof. Washington, si ricorda di me? Ero nell’aula magna quando lei ha fatto il suo discorso ai diplomandi”. “E lei che ci faceva là? Mica si sta diplomando” mi disse. “Sì, lo so”, gli risposi. “Ma il discorso che lei ha fatto, l’ho sentito dalle porte aperte dell’aula magna e quel discorso era per me, signore. Lei ha detto che in loro c’è grandezza. Anche in me c’è grandezza, signore?” “Sì, sig. Brown”, mi disse. “Ma che ne dice del fatto che sono stato rimandato in inglese, matematica e storia, e che devo fare un corso di ricupero quest’estate? Io sono più lento di comprendonio della maggior parte dei ragazzi, signore. Non sono intelligente come mio fratello o mia sorella, che frequentano l’università di Miami”. “Non ha importanza. Vuol solo dire che lei deve lavorare più sodo. Ma i suoi voti non determinano quello che lei è o quello che può produrre nella vita”. “Voglio comprare una casa a mia madre”. “È possibile, sig. Brown, lei lo può fare”. E fece per andarsene. “Prof. Washington…” “Cosa vuole adesso?” “Ehm… sono io, signore. Si ricordi di me, si ricordi il mio nome. Un giorno lo sentirà. La renderò fiero di me. Quello sono io, signore”. La scuola fu veramente una lotta per me. Venivo promosso perché non mi comportavo male. Ero un bravo ragazzo, ero divertente, facevo ridere la gente. Ero educato, rispettoso, così gli insegnanti mi promuovevano. Ma la cosa non mi era di grande aiuto. Invece il prof. Washington era esigente con me, mi faceva capire che ero responsabile dei miei progressi. Ma riuscì a farmi avere la fiducia in me stesso, che ce la potevo fare. Divenne il mio istruttore nel mio ultimo anno delle superiori, sebbene facessi ancora parte del programma di ricupero. Normalmente uno studente del corso speciale come me non poteva seguire i corsi di dizione e di recitazione, ma mi dettero un permesso speciale perché io li potessi seguire con lui, perché il preside si era reso conto che c’era un legame speciale fra di noi, che egli aveva avuto su di me un’influenza positiva, anche perché avevo cominciato ad avere buoni risultati scolastici. Per la prima volta nella mia vita il mio nome apparve sull’albo d’oro, l’elenco degli studenti che si erano distinti nello studio. Volevo davvero fare una gita insieme al gruppo teatrale e bisognava essere nell’albo d’oro per potervi partecipare: fu un vero miracolo! Il prof. Washington ridefinì in maniera totalmente diversa l’immagine che io avevo di me stesso. Mi dette una visione più ampia delle mie possibilità, ben oltre il mio condizionamento mentale e le circostanze in cui ero cresciuto. Anni dopo produssi cinque spettacoli che furono trasmessi in televisione. Gli feci telefonare da alcuni amici mentre il mio programma “Lo meriti” veniva trasmesso sul canale che curava il settore educativo della televisione di Miami. Stavo aspettando vicino al telefono quando la sua chiamata mi raggiunse a Detroit. Disse: “Posso parlare con il sig. Brown, per favore?” “Chi parla?” “Lo sa chi parla”. “Oh, prof. Washington, è lei!” “Quello era lei, vero?” “Sì, signore, ero io”. ![]() 11. Passate del tempo insieme. Molti genitori passano molto meno tempo con i figli adolescenti di quanto non facessero quando erano più piccoli. Sembrerebbe una cosa naturale, dato che un adolescente ha bisogno di meno supervisione di un bambino e per di più vuole affermare la propria indipendenza; spesso però è un errore. Gli adolescenti hanno bisogno di molto supporto, di guida e di continue nuove motivazioni. Hanno bisogno di chi li guidi, li stimoli e li educhi. Un genitore, più di chiunque altro, si trova nella posizione migliore per farlo. Nessun altro investimento porterà maggiori profitti o formerà legami più solidi tra genitori e adolescenti. 12. Ammettete i vostri errori. Avere due pesi e due misure irrita i giovanissimi. Ci vuole umiltà per ammettere i propri errori e scusarsi se avete sbagliato in qualcosa o se avete ferito i vostri figli, ma lonestà sui vostri errori e le vostre debolezze li aiuterà ad essere a loro volta onesti ed aperti con voi. Aiuterà voi e loro a mettere i problemi nella giusta prospettiva. 13. Abbiate un buon senso dell’umorismo. Cè il momento di essere seri sulle questioni fondamentali della vita, ma cè anche il momento di prendere le cose con minore serietà. I giovani ammirano gli adulti che sanno divertirsi e godersi la vita. Badate solo che il vostro umorismo sia di buon gusto e non venga fatto a spese di qualcuno, perché gli adolescenti imitano gli adulti che ammirano. 14. Esprimete il vostro amore. Forse ad essi non piacerà essere baciati e coccolati come quando erano più piccoli, ma nessuno è troppo grande per non provare la necessità di sentirsi amato. Cercate di non far passare giorno senza esprimere a parole il vostro amore per i figli e confermare quelle parole con i fatti. 15. Ascoltate. Ogni adolescente ha bisogno di un confidente, un vero amico cui possano confidare i segreti più intimi. Gli adolescenti hanno così tante cose dentro che a volte si sentono confusi, ma spesso esitano a parlarne per timore di essere fraintesi, di esporsi al ridicolo o essere considerati ingenui. Ascoltateli: hanno bisogno di sapere che qualcuno li capisce (ma evitate le reazioni tipo quando avevo la tua età, che loro odiano). Un errore comune dei genitori è quello di non ascoltare abbastanza a lungo e quindi di saltare a conclusioni errate. Invece di fargliela capire, portateli gradualmente ad arrivare da soli alle conclusioni giuste esprimendo i propri sentimenti. 16. Fate amicizia con i loro amici. Dimostrate un sincero interesse nelle loro amicizie. Cercate di scoprire il loro lato migliore e probabilmente finiranno col considerarvi i genitori più forti del giro. Poi non sorprendetevi se la vostra casa diventerà un punto di ritrovo per il giro di amici di vostro figlio. Forse il rumore e le spese alimentari saliranno, ma ne varrà la pena perché saprete dove sono e cosa fanno. 17. Perdonate e dimenticate. Ammettiamolo: i vostri figli faranno degli errori per cui dovranno chiedere e ricevere perdono. Come tutti noi, spesso gli adolescenti non riescono a confessare i loro sbagli per paura di essere etichettati per sempre a causa di quel che hanno fatto. Invece devono essere convinti del vostro amore e del fatto che sarete pronti a perdonare e dimenticare e a ricominciare daccapo. 18. Siate fermi nelle vostre convinzioni. Se non state attenti, lorgoglio di genitori, i legami emotivi e il desiderio istintivo di proteggere i figli potrà spingervi a cedere, prendere le cose alla leggera, tirarvi indietro o correre alla riscossa al momento sbagliato. Potreste perfino sentire vostre la loro rabbia, frustrazione e ribellione. È allora che è importante ricordare che vostro figlio sta imparando ad esercitare il proprio giudizio e, che lo dia a vedere o no, imparerà da voi. Se non avete la convinzione di fare la cosa giusta, nonostante qualche possibile conseguenza spiacevole, probabilmente non lavranno neanche loro. A volte la severità è il miglior tipo di amore. Gli adolescenti hanno grandi ideali e se difenderete le vostre convinzioni anche quando ciò va contro i loro desideri o non li trova daccordo, vi rispetteranno molto più che se sarete indulgenti. 19. Siate sinceri. Gli adolescenti fiutano la finzione da lontano. Anche se state sinceramente tentando di mettervi al loro livello, se vi sforzate troppo ed esagerate, non vi prenderanno seriamente. Il segreto è essere naturali. Gli adolescenti non vogliono essere trattati con condiscendenza o adulati vogliono degli amici, persone su cui sanno di poter contare e con cui si sentono a loro agio. Se li accettate per quello che sono, si sentiranno a loro agio attorno a voi e vi accetteranno per quello che siete. 20. Siate disposti a cambiare. Forse dovrete lavorare un po su alcune delle vostre abitudini o sul modo in cui reagite alle cose. Perché non la prendete come motivazione necessaria per rompere le abitudini che vi siete creati e che sapete di dover cambiare? Spesso è più facile cambiare per amore di qualcun altro che solo per noi stessi. Quale miglior motivo per cercare di essere una persona migliore? Approfittatene. 21. Portateli a Gesù. Gli anni delladolescenza sono un periodo turbolento. È come trovarsi su una barchetta in mezzo al mare in tempesta. Siate un faro, indicate ai vostri figli un porto sicuro Gesù. Per quanto amiate i vostri figli, solo Gesù può rispondere alle loro domande più profonde e soddisfare i desideri più reconditi del loro spirito. Non siete voi il loro salvatore, solo Gesù lo è. Non potete stare con loro ogni secondo o salvarli da ogni situazione, ma potete indicare loro la Persona che può farlo. Il film “La forza della volontà” narra la storia di Jaime Escalante, un immigrante boliviano negli USA che insegnava alla Garfield High School, nei quartieri poveri di Los Angeles. Ottenne dei notevoli risultati con studenti noti per essere particolarmente difficili. Una storia che il film non racconta è quella dell’“altro Johnny”. Escalante aveva due studenti di nome Johnny nella sua classe. Uno aveva sempre i voti migliori, l’altro quelli peggiori. Il primo era cordiale, collaborava con gli insegnanti, lavorava sodo ed era simpatico a tutti gli altri studenti. Il secondo Johnny era astioso e arrabbiato, non collaborava, disturbava e in generale era antipatico a tutti. Una sera, a una riunione genitori-insegnanti, una madre si avvicinò emozionata a Escalante e gli chiese: “Come va il mio Johnny?” Escalante pensò che la madre del secondo Johhny non avrebbe certamente fatto una simile domanda, così descrisse il primo Johnny in termini entusiastici, dicendo che era uno studente fantastico, simpatico ai compagni di classe e cooperativo, uno che lavorava sodo e che avrebbe senz’altro fatto strada nella vita. La mattina dopo, Johnny – il secondo – si presentò a Escalante e gli disse: “Sono veramente grato per quello che ha detto di me a mia madre. Voglio solo dirle che mi metterò a studiare sul serio perché quello che ha detto diventi realtà”. Alla fine di quel semestre se la cavava già bene e alla fine dell’anno scolastico era nella lista d’onore dell’istituto. Se trattiamo vostri figli come se fossero l’“altro Johnny”, è estremamente probabile che migliorino le loro prestazioni. Qualcuno potrebbe giustamente dire che la maggior parte delle persone che hanno raggiunto il successo è stata spinta dagli incoraggiamenti piuttosto che dai brontolii. Questo esempio ci spinge a chiederci cosa succederebbe a tutti gli “altri Johnny” del mondo, se qualcuno dicesse qualcosa di veramente buono su di loro. —Zig Ziglar ***** Tutti hanno bisogno e vogliono essere apprezzati per i loro risultati. Un bambino che giocava a freccette col padre disse: “Giochiamo a freccette. Io le tiro e tu dici: ‘Bravo!’” Ecco quello che una persona incoraggiante fa per gli altri. Di solito tendiamo a diventare ciò che la persona più importante nella nostra vita pensa che potremmo essere. Pensate il meglio, credete il meglio e dite il meglio degli altri. Le vostre affermazioni non solo vi renderanno più attraenti ai loro occhi, ma vi permetteranno di avere un ruolo importante nel loro sviluppo personale. —John C. Maxwell Per gentile concessione di www.anchor.tfionline.com. Usato con permesso. Natalia Nazarova Crescere i figli non è un compito facile e non ci sono scorciatoie. Il mare perennemente agitato delle emozioni che i bambini provano a varie età e nei vari stadi del loro sviluppo, rappresenta una delle imprese più difficili per i genitori. Ecco alcune cose che ho trovato utili per insegnare ai miei figli ad affrontare le emozioni negative cui vanno incontro. Incoraggiare fin da piccoli qualità positive, come cortesia, gratitudine, apprezzamento, onestà e altruismo, contribuirà a prepararli ad affrontare le situazioni negative che incontreranno in seguito. Leggere, o guardare, libri o film classici che mostrano i vantaggi di essere ottimisti e cercare una soluzione ai problemi – per esempio, Pollyanna e Heidi – insegna importanti lezioni della vita in maniera piacevole e memorabile. Essere amici e confidenti nei momenti felici rende più facile discutere e trovare soluzioni insieme quando sorgono dei problemi. Ai bambini più grandi si può indicare la futilità del cedere a sensazioni negative. Bilanciate la ragione con molto incoraggiamento e con dell’umorismo, quando è appropriato. Quando noto nei miei figli una tendenza negativa, per prima cosa chiedo a me stessa se stanno riflettendo quello che vedono in me. Se è così, lo esaminiamo da quel punto di vista, ne parliamo e decidiamo di lavorarci insieme. Per esempio, io sono propensa allo stress e al pessimismo che ne può derivare, ma parlarne ci ha permesso di evitare situazioni difficili. Ora capiscono che quando stanno alzati troppo tardi o non puliscono la loro camera causano in me una reazione negativa, così cercano di aiutarmi di più in quei momenti critici. Quando mi sento confusa, mi fermo e prego. Questo ha almeno quattro effetti buoni: elimina la frustrazione, rimette le cose in prospettiva, dà a Dio l’opportunità di risolvere i miei pasticci e serve da lezione sulla gestione delle crisi per i miei figli. Mio marito ed io cerchiamo di non essere troppo rapidi nel fornire ai nostri figli la soluzione ai problemi e alle frustrazioni che li rendono negativi; cerchiamo invece di aiutarli a pensare agli aspetti positivi. Anche qui, se riescono a raggiungere queste conclusioni da soli, di solito è più efficace di fornire loro le risposte. Pubblicato originariamente nella rivista Contatto. Usato con permesso.
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