La scuola familiare è un ottimo modo per stare vicino ai tuoi figli e aiutarli a diventare degli adolescenti, e più tardi degli adulti, a tutto tondo. Ti da' la possibilità di adattare l'istruzione dei tuoi figli alle loro esigenze, al tuo stile di vita e a quello in cui credi tu. L'educazione parentale ti offre una sicura 'base' per i tuoi figli mentre esplorano persone e luoghi attorno a loro. Rendendo l'istruzione di tuo figlio adatta alla sua personalità, riuscirai a incoraggiare una passione per l'apprendimento che duri tutta la vita.
Passaggi 1. Prima di iniziare, devi tenere bene a mente che per i bambini di ogni età è 'molto importante avere delle amicizie. Coinvolgili in uno sport o in altre attività per loro interessanti. Non li forzare a fare qualcosa, ma non permettere nemmeno che si arrendano troppo presto. Queste attività aiutano i bambini a socializzare e ad imparare competenze importanti nella vita, quali costruire delle amicizie o mantenere degli impegni.
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Jay Phillips Oggi sono andato con i figli di alcuni amici a fare una passeggiata nei campi attorno al villaggio in cui viviamo, una zona di fattorie, campi, strade di terra battuta e boschetti. Il tempo era bellissimo, così per i bambini era una buona opportunità di respirare un po’ d’aria pura e fare un po’ di moto correndo attorno alla ricerca delle piccole creature che sono così abbondanti in primavera e in estate. Era una pausa piacevole anche per me. Fuori sui sentieri di campagna non ci sono computer, non c’è lavoro da fare, non ci sono telefonate, faccende, riunioni; niente pulizie da fare e nessuna delle migliaia di altre cose che ci tengono occupati la maggior parte del giorno. Il tempo sembra quasi fermarsi quando siamo in mezzo alla natura... almeno fino a quando i bambini non gridano eccitati: “Una coccinella!” – “Un ragno!” – "Una lumaca!" – ma anche quegli improvvisi suoni d’allarme vanno bene, perché di solito bastano pochi minuti di pace per schiarirmi la mente. Quando Gesù disse che se non diventiamo come bambini non possiamo entrare nel regno dei Cieli (Matteo 18,3), forse non stava parlando solo del Paradiso a venire, ma anche della pace e di quel po’ di paradiso che proviamo ogni tanto nel nostro cuore quando mettiamo da parte le nostre preoccupazioni, tranquillizziamo la nostra mente e il nostro spirito e ci sintonizziamo sulla voce divina che ci parla attraverso la creazione. Sembra che i bambini sappiano farlo naturalmente. Non si preoccupano del lavoro ancora da fare, o dei conti da pagare; sono semplicemente pieni d’energia e d’eccitazione per la vita, felici di avere una persona grande che si prende cura di loro e scatta foto delle loro attività. Non dovremmo avere più pace anche noi, sapendo che c’è una Persona Grande che si prende cura di noi e, sono sicuro anche di questo, scatta istantanee della nostra vita? Per gentile concessione della rivista Contatto. Foto da Wikimedia Commons.
Non c’è una formula magica per essere genitori, non esiste una ricetta segreta per il successo. Proprio come io sono una madre imperfetta, così alleverò dei figli imperfetti. Devo appoggiarmi di più a Gesù e camminare per fede, seguendo Lui mentre faccio il mio lavoro di genitrice. Il mio obiettivo deve essere la fedeltà. Fede e fedeltà. --Erika Dawson * Ai genitori di successo piace essere genitori, non perché è facile o dà gratificazioni immediate, ma per via della pura gioia e del privilegio di collaborare con Dio a plasmare un’altra vita unica e preziosa. Qualunque genitore di figli già grandi ti dirà che “crescono così in fretta”. I genitori di successo lo tengono a mente e cercano di assaporare ogni giorno che passano con i figli. S’immergono il più possibile nei figli e se li godono — anche i giorni dei pannolini sporchi, delle malattie e delle delusioni. Non si limitano ad amare i figli, gli piacciono e non vedono l’ora di passare tempo con loro. I genitori di successo non si aspettano la perfezione, né da se stessi né dai loro figli. Fare i genitori è un’arte, non una scienza. I genitori di successo capiscono che, come loro, anche i figli non sono perfetti. Questo li rende liberi di amarli senza riserve. I genitori di successo non hanno paura di insuccessi occasionali. Capiscono che gli errori sono una parte normale, perfino salutare, dell’allevare figli. Prendono le decisioni migliori che possono e, quando sbagliano, imparano dagli errori e cercano di fare meglio la volta successiva. I genitori di successo non si aspettano che tutto sia una passeggiata. I figli hanno le proprie opinioni, personalità e preferenze. Inevitabilmente ci fanno dire: “Cosa t’è venuto in mente?” — o: “Ma cosa credevi di fare?” È nostra responsabilità dare loro dei limiti e delle indicazioni che a volte si scontreranno con il loro crescente desiderio d’indipendenza. I genitori di successo non si sorprendono per [le difficoltà e i conflitti], se li aspettano; ma capiscono che la loro responsabilità nei confronti dei figli non è quella di compiacerli o accontentarli sempre, ma di prendere le decisioni difficili che a lungo andare saranno meglio per loro. I genitori di successo non fanno tutto da soli. Nessuno ha l’esperienza o le risposte necessarie per ogni sfida che si presenta. I genitori di successo non sono riluttanti a ricorrere alla saggezza di altri. Sanno che alla fin fine la decisione spetta a loro, ma prima di arrivare a quel punto c’è molta saggezza per strada che aspetta solo di poterli aiutare. --Richard Patterson, Jr. * Un giorno un gruppo di madri stava discutendo solennemente il valore del passare tempo “di qualità” con i loro piccoli. Il consenso generale sembrava essere che, anche se era noioso spingere macchinine sul pavimento, giocare a Candyland o costruire astronavi con il Lego, queste attività erano qualcosa di sacro ed essenziale per creare un legame con i figli. Improvvisamente la voce di una madre si alzò sopra le altre: “Scusate… io sono molto chiara con mia figlia. Le dico semplicemente che non gioco con le Barbie”. Il tono per niente dispiaciuto di quell’affermazione bloccò tutte immediatamente. Cominciammo a parlare del vero significato di “tempo di qualità”. [Cominciammo a parlare di come], per definizione, il tempo di qualità può essere così stressante e pieno di “cose giuste” da fare, che si perde la sensazione di fare qualcosa che piace ad entrambi. A volte il tempo migliore che si passa con i bambini è quello privo di quell’elemento di obbligo o sacrificio. Brevi momenti piacevoli possono essere più importanti di ore dedicate alle Barbie e alle figurine dei calciatori. Come qualcuno ha detto una volta: “Gli attimi di gioia sono più facili da cogliere che da insegnare”. --Nancy Samalin con Catherine King * Il modo più sicuro di insegnare qualcosa ai tuoi figli è e con il tuo stesso esempio — non quello che predichi loro, non quello che dici loro che dovrebbero fare, ma quello che tu stessa credi e fai. --Gesù, parlando in profezia * Quando i genitori sono abbastanza coraggiosi da [chiedere scusa] ai figli per i propri difetti e le proprie mancanze, forniscono uno splendido modello di cosa vuol dire dipendere da Dio. Quando siete aperti e trasparenti davanti a Dio e ai vostri figli, in pratica state dicendo: “Anche se sono molto più grande, anch’io dipendo da Gesù, proprio come voglio che faccia anche tu”. Un altro vantaggio dell’essere onesti davanti a Dio e ai vostri figli è che li motiverete a venire da voi per esporvi i loro veri sentimenti. È più facile che vi confidino i loro problemi e le loro debolezze, se sanno che siete passati per le stesse cose. Penseranno: La mamma non si arrabbierà per questo, perché è successo anche a lei. Fate vedere ai vostri figli che dipendete dall’amore onnicomprensivo e dalla forza di Dio nella vostra vita. Siate un modello della sottomissione a Dio per vostro figlio e lui imparerà a sottomettere la sua vita a Dio. --Kevin Leman * Hai mai visto un’anatra con tutti i suoi anatroccoli? Mamma anatra sembra molto calma, tranquilla e composta mentre nuota nello stagno con i suoi piccoli, ma sta continuamente attenta a loro. Questo è un esempio della calma dello spirito che aiuta i tuoi piccoli a sentirsi sicuri. Ci saranno sempre più cose da fare del tempo necessario a realizzarle ed è molto facile cadere in uno spirito affrettato e nervoso. Quando succede, puoi fare uno sforzo consapevole per restare calma e trasmettere quella calma ai tuoi figli. Quando la pressione comincia ad aumentare, fermati un attimo, chiudi gli occhi e chiedimi di riempirti della pace perfetta che viene dal confidare in me. --Gesù, in profezia * Io alzo gli occhi ai monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dall’Eterno, che ha fatto i cieli e la terra. --Salmi 121,1-2 * Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore allo spossato. I giovani si affaticano e si stancano, i giovani scelti certamente inciampano e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’innalzano con ali come aquile, corrono senza stancarsi e camminano senza affaticarsi. --Isaia 40,29-31 Text courtesy of www.anchor.tfionline.com. Photo copyright: alexandralexey / 123RF Stock Photo Sia che tu viva in una villetta, in un appartamento o in condominio, gli incidenti domestici si nascondono dietro ogni angolo. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) stimano che più di 11.000 persone muoiono in casa ogni anno per incidenti derivanti da cadute, incendi, annegamenti o avvelenamenti. Mettendo in sicurezza la tua casa, puoi aiutare a prevenire gli incidenti domestici. Cadute
Incendi
Annegamento
Avvelenamento
Consigli
L'articolo per gentile concessione di Wikihow. Foto di Sarah Horrigan/Flickr.
Laura Boggess Quando ero piccola, correvo più veloce che potevo a braccia allargate, lasciando che il vento facesse forza sotto le mie ali improvvisate. Ero un aereo, un uccello, un drago, volavo sopra regni immensi. Quando di notte faceva capolino la luna, quelle ali mi sollevavano dal mio letto e mi portavano in cielo, in mezzo a polvere di stelle e più in là di comete infuocate — le cortine dei cieli si spalancavano per ricevermi. E là incontravo Dio — volavo dritto fra le sue braccia e mi facevo cullare fino a cadere addormentata nel suo grande grembo. Crescendo, ho imparato i limiti del nostro mondo naturale. Il mondo è diventato più piccolo e Dio sembrava lontano anni luce. Sono arrivata a capire che la fede è essere certi di quello che non si vede e gli incontri notturni della mia infanzia con un Dio invisibile si sono affievoliti e sono diventati un dolce ricordo. La mia conoscenza aumentava sempre di più e la mia fede cresceva; tuttavia, sempre di più, agognavo a quella dolce comunione di un tempo. Qualche anno fa, in una bella serata nevosa, sono andata a fare una passeggiata con i miei due figli piccoli. Mi ricordo come sono corsi in avanti, giocando e ruzzolando come solo i fratelli sanno fare, lasciandomi indietro nella scia delle loro risate. Sono rimasta da sola sotto quel cielo bianco e ho alzato gli occhi. Davvero una volta avevo volato in quegli stessi cieli, con le guance arrossate e gli occhi pieni di stelle? Quando avevo smesso di credere che con Dio tutto è possibile? O piuttosto: quando la mia fantasia si era rimpicciolita tanto da farmi smettere di aspettarmi l’impossibile? Quando i miei piedi si erano così radicati nella crosta terrestre da lasciare che la gravità appesantisse la mia idea di Dio? Dev’essere successo quando avevo sette o otto anni. Per lo meno è quello che suggerisce la teoria di Jean Piaget dello sviluppo cognitivo. Secondo lui, lo stadio preoperativo del pensiero, che va approssimativamente dai due ai sette anni, è caratterizzato dallo sviluppo del pensiero simbolico, della memoria e della fantasia, tutti elementi che permettono l’applicazione del gioco creativo. Questo tipo di pensiero, basato sull’intuizione invece che sulla logica, rende difficile la comprensione di causa ed effetto, tempo e confronto tra concetti. Gli esperti la vedono come una limitazione, ma il mio vocabolario definisce l’intuizione come il discernimento di una verità non percepita dalla mente cosciente. A me dà l’idea che sia il luogo in cui lo Spirito Santo tocca la mia consapevolezza, guidandomi di qua o di là. Il mondo potrebbe vederla come una limitazione, ma io mi chiedo… Quando il nostro cervello raggiunge lo stadio in cui è in grado di usare la logica, le strutture dello stupore nel nostro cervello devono per forza ridursi per lasciarle spazio? Se è così, come facciamo a espanderle di nuovo? Come possiamo noi adulti, avendo passato da molto lo stadio preoperativo indicato da Piaget, recuperare la gioia pazza della meraviglia? Come posso tornare a visitare quel posto, dove lo Spirito Santo comincia a toccare la mia consapevolezza e a guidarmi di nuovo, offrendomi il suo intuito e il suo discernimento? In Matteo 18, Gesù ci dice che se non diventiamo come bambini piccoli non entreremo mai nel regno dei cieli. Chi si abbassa come questo bambino è il più grande nel regno dei cieli, disse. Cosa può voler dire? Come posso avvicinarmi a Gesù come una bambina? Quella serata fredda di febbraio mi è giunta una risposta — sulle ali delle risate nella neve. Il gioco. Ma che aspetto può assumere il gioco nel mio mondo adulto? Nel suo libro Il gioco: come modella il cervello, apre la fantasia e invigorisce l’anima, il Dott. Stuart Brown dice che quando c’immergiamo nel gioco, il nostro senso d’imbarazzo diminuisce e perdiamo la cognizione del tempo. Il gioco ci permette di vivere pienamente in ogni momento. Ho cominciato a praticare l’attività del gioco, perdendomi completamente, stando in piedi davanti alla finestra, osservando un cardellino sbucciare un seme di girasole. Le ore passate a strappare erbacce in giardino passano come secondi — il profumo delle piante di pomodoro mi lascia inebriata. E quando il sole brilla sull’acqua, lasciandosi dietro una scia rosata, mi sento trascinata nel passaggio creato dalla luce in mezzo all’acqua. Il gioco mi ricorda come ci si sente da bambini — innocenti, tutto è nuovo. Dio m’invita a giocare ogni volta che invita il mio cuore a vedere la bellezza. Quella sera nella neve, con le risa dei miei figli che echeggiavano nelle strade, ho sentito quell’incitamento interiore. Ho sentito l’invito. Ancora una volta, ho allargato le braccia ai miei fianchi, ho disteso le ali. Questa mamma quarantenne si è lasciata libera di planare in cerchio, facendo scorrere il vento sotto le sue ali improvvisate. E ho volato. Dritto tra le braccia di Dio. * Il gioco ha un aspetto diverso per ogni persona. Quali semplici attività giocose sono adatte alla tua personalità e possono aiutarti a creare un contatto più intimo con Dio, facendoti diventare come un bambino o una bambina? Per gentile concessione di Anchor. Foto di Lesley Show via Flickr.
Chalsey Dooley Alcuni giorni sembrano magici: le cose vanno bene, metto in pratica idee nuove, vedo i risultati pratici delle ore dedicate ai miei vari compiti. Poi ci sono momenti in cui arrivo alla fine della giornata e mi sembra di non aver realizzato niente d’importante. Certo, ho nutrito e vestito i bambini; hanno svolto le loro attività scolastiche, hanno giocato nel parco… ma desidero qualcosa di più. Voglio poter depennare altre cose dalla mia lista di progetti. Voglio poter dire di aver fatto progressi enormi. Invece, mi sento come se la mia vita fosse rimasta indietro in molti campi. Alcuni mesi fa, alla fine di una lunga giornata, stavo cercando di allontanare il peso dello scoraggiamento per tutte le cose di cui dovevo prendermi cura, con problemi che si ammucchiavano più in fretta di quanto potessi risolverli. Poi entrai nella stanza e scoprii che mio figlio Patrick, di due anni, aveva preso il suo soffice ornitorinco di peluche, aveva riempito il lavandino, gli aveva dato una bella lavata e adesso lo stava cospargendo del bicarbonato che uso per pulire. Non avevo proprio bisogno di fare altre pulizie, ma era una cosa carina, così risi tra me, pensando: Anche se non riuscirò a fare nient’altro, per lo meno l’ornitorinco è pulito! Più tardi, mentre guardavo i bambini felicemente sistemati nei lettini in attesa della storia della buonanotte, decisi di cambiare i miei criteri di valutazione per «risultati» e «una buona giornata». Adesso mi sono fatto una lista nuova e vedo quanti punti riesco a depennare.
Domani è un altro giorno. Alla fine le liste in agenda saranno sistemate. Vai avanti. Respira. Sorridi. Vai avanti. Respira. Sorridi. Alla fine arriveremo «là», dovunque quel «là» si trovi. Chalsey Dooley scrive materiale per bambini e insegnanti; si occupa dell’educazione in casa dei suoi figli; vive in Australia. Vedi www.nurture-inspire-teach.com. Per gentile concessione della rivista Contatto. Photo: Kate Henderson/Flickr
Adattado da Wikihow. Foto di Gerry Thomasen/Flickr.
Quando quel ragazzo polacco dai capelli rossi, con un buon talento musicale, disse ai professori del conservatorio che voleva diventare un pianista, questi cercarono di scoraggiarlo. Gli dissero che aveva dita troppo corte e tozze per suonare il piano. Si comprò una tromba, ma ricevette gli stessi commenti, con l’aggiunta del suggerimento di provare un altro strumento. Gira e rigira tra una cosa e l’altra, ritornò a provare col piano. Scoraggiato e demoralizzato, gli capitò di incontrare il famoso pianista e compositore Anton Rubinstein. Ebbe l’opportunità di suonare per lui e Rubinstein lo lodò e lo incoraggiò. Il giovane polacco promise di dedicare sette ore al giorno a far pratica di piano. Quelle parole di lode cambiarono la vita di Jan Paderewsky, che divenne uno dei più grandi pianisti del XX secolo. *** Da ragazzo, il grande romanziere Sir Walter Scott era considerato parecchio ottuso; il suo posto abituale a scuola era quello dell’asino della classe. All’età di quattordici anni gli avvenne di essere presente in una casa dove erano stati invitati alcuni famosi letterati del tempo, tra i quali il famoso poeta scozzese Robert Burns. Questi si fermò ad ammirare un quadro, sotto il quale erano scritti alcuni versi di una poesia; chiese chi ne fosse l’autore, ma nessuno lo sapeva. Timidamente, un ragazzino gli si avvicinò, gli disse il nome del poeta e recitò il resto della poesia. Burns ne rimase sorpreso e lietissimo; gli appoggiò una mano sul capo ed esclamò: ‘Ah, ragazzo mio, un giorno sarai un grande uomo in Scozia’. Da quel momento in poi Walter Scott fu una persona diversa. Una sola parola di incoraggiamento bastò a indirizzarlo sulla strada della grandezza. *** Alcuni anni fa, a Detroit, una giovane insegnante chiese a Stevie Morris di aiutarla a trovare un topolino che si annidava nell’aula. Sapeva apprezzare il fatto che, per compensarlo della sua cecità, la natura aveva dato a Stevie un talento che nessun altro aveva in quella stanza: un udito finissimo. Ma quella era la prima volta che qualcuno dimostrava di riconoscere il valore di quel suo udito prodigioso. Alcuni anni più tardi, Stevie ricordò come quell’atto di apprezzamento fosse stato l’inizio di una nuova vita per lui. Da quel giorno egli sviluppò il suo orecchio e, sotto il nome di Stevie Wonder, divenne uno dei cantanti e parolieri più famosi degli ultimi trent’anni. Text courtesy of The Family International. Photo by JosephB via Flickr.
Virginia Brandt Berg, adattato Secondo il dott. James H. Bossard, già professore di sociologia all’Università della Pennsylvania, uno dei punti più deboli della maggioranza delle famiglie è il modo in cui i genitori parlano davanti ai figli. Dopo aver studiato un gran numero di registrazioni fatte a tavola, scrisse: «Ho scoperto che molte famiglie hanno abitudini di conversazione precise e costanti, e che il modello prevalente è quello della critica. Raramente queste famiglie avevano qualcosa di buono da dire degli altri. Trovavano sempre da ridire su amici, parenti e vicini — in quasi ogni aspetto della vita, dalla fila nel supermarket alla stupidità del loro datore di lavoro. «Quest’atmosfera familiare costantemente negativa aveva un effetto disastroso sui figli, perché un’alta percentuale dei bambini [di queste famiglie] erano asociali e malvisti. Questo modello di ostilità, poi, molte volte si risolveva in liti all’interno della famiglia. Quel modello influenzava i bambini e creava in loro dei problemi». «Molto tempo fa — continuò il dott. Bossard — un grande Maestro spiegò che ciò che esce dalla bocca è molto più importante di ciò che vi entra».(Matteo 15:11) Il modo di cambiare la qualità delle nostre parole è di cambiare lo spirito da cui quelle parole provengono. Le parole che escono da un’anima piena dello Spirito d’amore di Dio avranno un sapore e una forza dotate di vera profondità. Per gentile concessione della rivista Contatto.
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